Silvio Berlusconi crede nel «partito unico del centrodestra», l'ha lanciato due anni fa, all'indomani delle Europee, poi durante il vertice via zoom con i big italiani del partito. Adesso lo ha ripetuto durante la riunione con gli eurodeputati azzurri. Ma ha fatto di più, il fondatore di Forza Italia: in passato aveva registrato i marchi «Centro-Destra» e «Centro-Destra Unito». L'attenzione è soprattutto alla seconda dizione, perché l'acronimo, che diventerebbe la sigla del nuovo partito, è Cdu, che ricorda subito l'Unione cristiano democratica della Merkel.
L'orizzonte del voto resta il 2023, come ha ancora una volta confermato Matteo Salvini. Anche se rimane lo scetticismo forte di Fratelli d'Italia, Berlusconi ha molto insistito sul tema, mostrandosi ottimista con i suoi europarlamentari: «Giorgia Meloni ora fa fatica ad accettare il partito unico ma in futuro lo accetterà». Salvini da parte sua a Stasera Italia su Rete4 invita ad andare piano: «Un conto è federare, altro è mischiare partiti dalla sera alla mattina. Gli italiani non ci chiedono giochini ma fatti». È anche un problema di diverse prospettive politiche. Mentre Salvini e Meloni chiaramente contendono per la leadership tra Lega e Forza Italia, oltre che tra di loro, Berlusconi pensa da un lato a ridare visibilità a Forza Italia e dall'altro a un futuro in cui le distanze convergano. D'altra parte tra «i giochini» di cui parla Salvini, c'è il timore che in realtà Forza Italia alzi la posta per tenersi le mani libere e riguadagnare consenso. Ma il progetto, sia pur gradualmente, va avanti.
Secondo le previsioni di fonti vicine al Cavaliere, la federazione Lega- Forza Italia in Parlamento debutterà presto, sia pure in modo soft, con un coordinamento dei gruppi attraverso un portavoce unico. Per Forza Italia è un modo per non strappare con quella parte del partito perplessa dal progetto, incluse le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Ma il Cavaliere per il futuro pensa a «un partito unico» che cambi «il paradigma della politica italiana». Una mini rivoluzione in cui immagina di poter essere il padre fondatore.
I progetti berlusconiani, fin dalle origini nel 1994, hanno una delle loro peculiarità nel fondere esperienze e culture diverse. Tra i modelli di riferimento citati a Strasburgo si è parlato anche dei Tories britannici e dei Repubblicani francesi: una sorta di obiezione a chi in Fdi (per esempio ma non solo Ignazio La Russa) teme una riproposizione del Pdl, che non finì bene per nessuno dei partiti membri.
Al momento è fondamentale il classico posizionamento nel Ppe. La senatrice azzurra Maria Rizzotti è stata eletta vicepresidente del gruppo nel Consiglio d'Europa. Forza Italia ha anche registrato tre ingressi a Strasburgo, nuove acquisizioni per il Partito popolare europeo. «Ho dato il benvenuto a Isabella Adinolfi, Andrea Caroppo e Lucia Vuolo, che hanno scelto di dare un contributo alla nostra delegazione italiana. Sono sicuro che in Forza Italia e nel gruppo Ppe al Parlamento europeo si sentiranno a casa loro» ha detto il presidente di Forza Italia.
Adinolfi ha lasciato i 5stelle, Lucia Vuolo la Lega per approdare nel Ppe solo in un secondo momento, e così Andrea Caroppo che aveva comunicato la propria adesione un mese fa.
Un rafforzamento del Ppe al quale negli ultimi tempi non nascondono il desiderio di avvicinamento e di appartenenza i 5S di Luigi Maio e settori sempre più ampi della Lega, non solo giorgettiani.Salvini non ha mai fatto mistero di pensare anche a un raggruppamento diverso. Ma questa è tutta un'altra storia.
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