
Roma - Che Berlusconi non si sia mai appassionato alle beghe legate alle candidature non è un mistero. In questa tornata elettorale, poi, il suo disinteresse rasenta la nausea. La prova: il suo rientro a Roma, già controvoglia, è stato posticipato alla serata, onde evitare i via vai a palazzo Grazioli per parlare di liste e alleanze. Certo, è continuamente aggiornato dai suoi uomini ma spesso la risposta è un silenzio o un «fate voi».
Nelle Marche s'è chiuso l'accordo sul governatore uscente Gian Mario Spacca ma la situazione è ancora ingarbugliata in Puglia mentre in Liguria non tutto fila liscio. L'ultimo inghippo è il puntiglio di Fratelli d'Italia, partito col mal di pancia per il metodo con il quale il Cavaliere ha lanciato la candidatura di Adriana Poli Bortone. «Poteva almeno chiederci se eravamo d'accordo - si sfoga un big Fdi in Transatlantico -. E poi è assurdo utilizzare uno dei nostri come arma nei confronti di una battaglia tutta interna a Forza Italia». A rendere l'idea che il vecchio centrodestra ormai pare una pentola dove bollono veleni su veleni il giudizio di un forzista: «Ma quello è solo un pretesto; Meloni e Rampelli non hanno mai amato Berlusconi. Punto. Questa è la verità». Il risultato è che i moderati andranno al 99% divisi in Puglia dove Paolo Romani e Altero Matteoli provano l'ultima mediazione con la consapevolezza che il tentativo di rimettere tutti insieme è sforzo vano.
La levata di scudi di Meloni & C. ha complicato le cose pure in Liguria dove l'appoggio a Giovanni Toti non è ancora scontato. Giorgia Meloni è rimasta sul cauto anche ieri scegliendo un «ni»: «Sulla Liguria valutiamo quale proposta ci sembra la più competitiva. Giovanni Toti è in campo ma è visto come un po' estraneo alle dinamiche territoriali». A questo proposito proprio Toti ha lanciato un appello: «Mi auguro di cuore di arrivare nel giro di poco tempo a una sintesi con Fdi perché non c'è nulla che ci divide in Liguria. Stiamo ragionando in queste ore sulla possibilità di una lista civica a fianco di Forza Italia e Lega Nord perché dalla Liguria vogliamo dare lo sfratto al governo Renzi».
Già, il governo. Su questo fronte il Cavaliere non sembra cedere ai desiderata dei verdiniani, orfani del patto del Nazareno, e desiderosi di riallacciare i rapporti con Renzi. La prossima battaglia sarà proprio sull'Italicum, a cui il premier tiene tantissimo. Ma da Forza Italia si chiudono le porte, ufficializzando un secco «no» alla legge elettorale così com'è. A mostrare la faccia feroce è stato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Forza Italia presenterà pochi ma forti e determinati emendamenti - ha detto -.
Modifiche al premio di maggioranza (alla coalizione e non più alla lista), la possibilità di introdurre l'apparentamento al secondo turno; la posticipazione dell'entrata in vigore della legge al 2017 o dopo l'approvazione definitiva della riforma costituzionale». E sarà opposizione dura: «Anche ricorrendo all'utilizzo del voto segreto». Ma Renzi avrebbe i numeri per andare avanti.