Cavalcavia, c'era un fascicolo dei pm

La Procura sapeva del pessimo stato del guardrail sfondato dal pullman guidato da Rizzotto

Cavalcavia, c'era un fascicolo dei pm
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Una superperizia sul bus precipitato a Mestre. Malore dell'autista o guasto meccanico? La Procura di Venezia non esclude la possibilità che il pullman elettrico, nonostante i controlli continui, abbia provocato il disastro sul cavalcavia della Vempa. «Sarà nominato un pool di periti su quello che resta del mezzo incendiato», commentano a Palazzo di Giustizia nonostante le piste più seguite restano quelle di un malore o di una manovra azzardata dovuta a un momento di distrazione. Il guardrail inadeguato e la banchina sbriciolata sotto il peso del bus di 13 tonnellate hanno fatto il resto.

Nel fascicolo aperto per omicidio stradale plurimo - 21 morti e 15 feriti il bilancio della tragedia - un problema alla centralina che comanda tutti i servizi, dall'impianto frenante al servosterzo, non si può ancora escludere. Almeno tre le perizie che potranno fare luce sul più tragico incidente stradale degli ultimi anni assieme a quello del bus finito sotto l'A1 ad Avellino (40 morti): sulla barriera laterale alla carreggiata, che già dal 2018 il Comune di Venezia aveva deliberato di sostituire; sulla scatola nera del mezzo, che registra la dinamica di ogni tragitto, il suo impianto elettronico, il «cervello» che gestisce freni, sterzo e acceleratore; sulla banchina, lastre di cemento armato su cui sono allacciati i sottoservizi, tubature e cavi elettrici, crollata in due punti, per capire se sia stata sfondata dal bus o se lo era in precedenza.

Alberto Rizzotto, quando si immette sulla rampa Rizzardi, è a una velocità costante. Improvvisamente, nonostante fosse in salita, rallenta, sbanda e si appoggia più volte (27 i punti di contatto) al guardrail. Quando esce fuori strada, ovvero quando imbocca con la ruota destra la banchina e percorre altri 5 metri accartocciando il guardrail, è quasi fermo. La «ringhiera» e la salita rallentano la corsa. Ma non basta per evitare il volo di 15 metri fino alla massicciata della ferrovia sottostante. Il bus non risponde ai comandi, tanto da provare una manovra disperata o davvero Rizzotto ha avuto un malore? In Procura si attende ancora la relazione del medico legale sull'autopsia che potrà chiarire almeno questo aspetto, fondamentale per la questione della responsabilità civile, ovvero del risarcimento alle famiglie delle vittime.

Certo è che la Procura almeno dal 2021 era a conoscenza del pessimo stato della Vempa. Dopo una serie di servizi e articoli sui giornali locali, gli uffici giudiziari avevano acquisito le carte sullo stato di salute del cavalcavia, compresa la richiesta di un intervento urgente e il via libera ai lavori di ristrutturazione approvati in giunta nel 2018. Che fine abbia fatto il fascicolo, un «atto esplorativo», non è chiaro. «Eravamo preoccupati per la situazione di quel cavalcavia - spiega l'assessore alla viabilità Renato Boraso - tanto da portare gli uffici della viabilità a lavorare intensamente ed è palese che c'è un cantiere aperto per la messa in sicurezza dal 4 settembre. La posa di un guardrail nuovo è un lavoro complesso: ci deve essere una banchina a norma, quella esistente va allargata e rinforzata. È quello che già si stava facendo nella prima parte del cavalcavia. I passaggi formali sono tanti».

In ricordo

delle 21 vittime, ieri si è svolta una manifestazione di cittadini. «È la più grande tragedia accaduta nel nostro territorio - commenta Alvise Ferialdi del comitato Buongiorno Marghera -. Potevamo esserci noi su quel bus».

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