Milano - Roberto Maroni sta per presentare un libro di Michele Vietti sulla riforma della giustizia. Il titolo è tutto un programma: «Mettiamo giudizio». Il presidente della Regione Lombardia commenta: «Nessuno esce vincitore quando c'è un grande processo mediatico che poi si conclude in un altro modo: usciamo tutti sconfitti». Pensa anche a se stesso? No comment. Intanto i fatti del giorno lo riportano a quando era ministro dell'Interno e il generale Leonardo Gallitelli comandante generale dell'Arma.
Berlusconi ha parlato di Gallitelli come un possibile esempio di presidente del consiglio. Lei che ne pensa?
«Conosco Gallitelli e lo stimo. Ho sentito l'idea di Berlusconi, che mi pare riferita al profilo del personaggio più che a lui personalmente».
E qual è secondo lei il profilo ideale a cui allude?
«Un uomo capace di grandissima collaborazione nel controllo dell'immigrazione, nella gestione dell'ordine pubblico e della lotta alle mafie. Posso dirlo perché ho collaborato con lui per più di due anni».
Anche lei vede nel Berlusconi del Gallia un ritorno all'entusiasmo del 1994?
«Riconosco in Berlusconi la capacità straordinaria di far discutere, lanciare messaggi efficaci e fare notizia. Nel 2006, impegnandosi nell'ultimo mese di campagna elettorale, quasi riuscì a far vincere il centrodestra che era molto indietro. Adesso è partito tre o quattro mesi prima con la stessa energia, lucidità e creatività. Mi fa pensare che le prossime elezioni saranno un grande successo».
Condivide che l'avversario numero uno siano i grillini?
«Il nemico numero uno secondo me è l'astensione, sono i delusi, gli indecisi, quelli che dicono: non andiamo a votare perché non serve. Si è visto anche alle recenti elezioni siciliane. Ma nel recupero di chi non vuole votare, Berlusconi è un maestro».
E la squadra di dodici ministri tecnici e otto politici?
«Sarei prudente, però non sono contrario. Il tecnico fa prevalere valutazioni tecniche e tende a trascurare l'impatto che avranno sulla società, a differenza del ministro politico. Pensiamo alla Fornero. È come la differenza tra un musicista e un critico musicale».
Berlusconi definisce Dell'Utri un prigioniero politico.
«C'è una sentenza passata in giudicato e io appartengo alla schiera di chi dice: posso non essere d'accordo con la sentenza definitiva ma quando c'è, la rispetto».
Il Cavaliere ha parlato di un'alleanza Lega, Forza Italia, Fdi. Nella sua maggioranza in Regione c'è anche Ap.
«In Lombardia sono disposto a continuare con questa esperienza a certe condizioni. Se Ap decide di allearsi con il Pd, i rappresentanti di partito che sono nella mia maggioranza devono dissociarsi in modo netto, perché non si può pensare che nello stesso giorno in Lombardia si voti in un modo e a Roma al contrario».
Ha superato il trauma dell'assegnazione mancata dell'Ema a Milano?
«Abbiamo elaborato il lutto. Io e il sindaco di Milano abbiamo fatto il possibile e così anche gli imprenditori.
È mancato il colpo di reni finale e poteva esserci se ci fosse stato il ministro degli Esteri o il presidente del consiglio. A Bruxelles c'era un ministro olandese, noi avevamo solo il sottosegretario. Ma più che con il governo, me la sono presa con la monetina: è il paradigma dell'incapacità dell'Europa di decidere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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