Cedute 57 miliardi di "amicizie". E le aziende chiedono sicurezza

A Londra gli investitori minacciano di togliere pubblicità a Facebook. Negli Usa si indaga sui legami col Russiagate

Cedute 57 miliardi di "amicizie". E le aziende chiedono sicurezza

Facebook è sempre più nella bufera. Mentre gli inserzionisti britannici minacciano l'addio, scricchiola il tentativo del social network di Mark Zuckerberg di scaricare Aleksandr Kogan, il ricercatore al centro del datagate. Il Guardian, infatti, svela che i rapporti con Kogan erano di tale fiducia che nel 2011 Facebook gli trasmise per «uno studio», i dati su ben 57 miliardi di connessioni sulla piattaforma. E nello scandalo ora si inserisce anche il procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller, che sta indagando i legami tra la campagna del presidente Donald Trump e Cambridge Analytica, la società finita nell'occhio del ciclone per aver usato i dati personali di 50 milioni di utenti Facebook. Secondo i media Usa gli uomini di Mueller hanno sentito alcuni ex manager della campagna del tycoon per capire come hanno acquisito le informazioni e come le hanno utilizzate, soprattutto negli «swing states», dove l'esito delle elezioni del 2016 era più incerto. Intanto, il colosso di Menlo Park smentisce l'addio, riferito nei giorni scorsi dal New York Times, del suo capo della sicurezza, Alex Stamos. «Nonostante le voci, sono ancora impegnato con il mio lavoro in Facebook», scrive lui stesso su Twitter. Ammettendo però che «è vero, il mio ruolo è cambiato, attualmente sto trascorrendo più tempo esplorando rischi emergenti e lavorando sulla sicurezza delle elezioni».

Lascia invece il direttore della sicurezza informatica di Twitter, Michael Coates, entrato nella società agli inizi del 2015, che in un messaggio spiega come il suo tempo nel social «sta giungendo alla fine» e che ora co-fonderà una startup di sicurezza. Mentre in casa Google abbandona dopo 11 anni uno dei top manager del settore, il direttore dell'Information Security Engineering Michael Zalewski. E oltreoceano, gli investitori pubblicitari britannici minacciano di abbandonare Facebook e investire altrove il loro denaro se l'azienda non darà garanzie sulla sicurezza degli utenti.

«Quando è troppo è troppo», è il messaggio emerso tra gli inserzionisti - come riporta la Bbc - nel corso di una riunione dell'Isba, l'organismo che rappresenta le maggiori agenzie pubblicitarie del Regno Unito. David Kershaw, numero uno del colosso M&C Saatchi, conferma che la minaccia di passare ad altre piattaforme «non è un bluff», ma «si tratta di una pressione reale». «Dal punto di vista dei consumatori i social network restano un servizio straordinario in cambio del quale tu condividi i tuoi dati - prosegue - Ma credo sia un accordo che la maggior parte degli utenti accetta solo finché quei dati non vengono fatti oggetto di abuso, come accade ora». Tra i big, spiega la Bbc, il boicottaggio (di Facebook, ma anche di Google) è già stato minacciato dalla multinazionale Unilever attraverso il responsabile marketing Keith Weed: «Non possiamo avere un ambiente nel quale i nostri clienti non si fidano di quello che trovano online».

Anche l'inventore di internet avverte che «è un momento serio» per il futuro del web. «Gli errori sono creati dalle persone e possono essere risolti dalle persone», chiosa il padre di World Wide Web, Tim Berners Lee, sottolineando che probabilmente Zuckerberg è «devastato». La neo ministra della Giustizia tedesca Katarina Barley, invece, sostiene che «è veramente il caso di pensare a delle sanzioni». Mentre il Codacons presenta esposti in 104 procure sul possibile coinvolgimento di utenti italiani. «Di fronte all'aggravarsi dello scandalo abbiamo deciso di coinvolgere la magistratura, affinché accerti eventuali reati commessi sul territorio italiano da Facebook o da società terze legate al social network», spiega in una nota il presidente Carlo Rienzi.

In India, nel frattempo, il governo ha oscurato la pagina web del partner di Cambridge Analytica: il ministro delle Telecomunicazioni, Ravi Shankar Prasad, ha messo in guardia Facebook dal facilitare «qualsiasi illecita interferenza nelle elezioni previste in India nei prossimi mesi a livello locale e nazionale».

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