Per celebrare la festa islamica decapitano un ostaggio

È il "giorno dello sgozzamento", spunta il quarto video: ucciso il cooperante inglese Henning, minacce a Obama

Per celebrare la festa islamica decapitano un ostaggio

Due nuove sconfitte per la civiltà e anche per la coalizione in guerra conro l'Isis oggi definicono il tragico bollettino quotidiano della guerra che insanguina il mondo. Alan Hennings, il 47enne tassista inglese prigioniero da dicembre, catturato mentre cercava di passare dalla Siria in Turchia, è stato decapitato proprio a poche ore dalla ricorrenza islamica del «Korban», un barbaro modo dell'Isis di festeggiare la ricorrenza islamica del «Korban», il «giorno del sacrificio».

Ce lo ha mostrato un video che riassume le altre tre mostruose decapitazioni precdenti, e mostra Hennings nella mani di un boia incappucciato con il consueto machete. Stavolta con forte accento americano, l'assassino di turno si è rivolto a Obama: «Sei tu ad avere dato il via ai bombardamenti aerei in Siria, tu che seguiti a colpire la nostra gente, ed è quindi giusto che colpiamo i tuoi uomini». Una pura dichiarazione d'odio senza contenuto logico, dal momento che il povero Hennings, musulmano, era in Siria con un gruppo di assistenza che, islamico a sua volta, cercava di portare aiuto alla popolazione.

È quello che la moglie di Alan, Barbara ha ripetuto nel disperato appello di qualche giorno fa, un discorso in ginocchio, pieno di sofferenza e di rispettose espressioni nei confronti di quello che ha invocato più volte come «Stato Islamico», supplicandolo di capire che Hennings non era un nemico, ma una persona che pensava di «trovarsi nel posto giusto al momento giusto». Hennings, aveva ricordato la moglie, si era dedicato con tutto il cuore alla salvezza dei bambini siriani. Ma la tenebrosa catena di sant'Antonio non si può interrompere: la condanna del tassista inglese fu annunciata nel video che mostrava la morte di Haines, adesso, in questo video si annuncia la prossima esecuzione di un altro prigioniero, l'americano Peter Kassig. Per l'Isis l'unica giustizia possibile è quella nata nell'idea pazzoide e arcaica di un Islam che conquista tramite la strage e il terrore: i suoi uomini, che amano mostrare il loro apolide approccio verso un Islam onnicomprensivo, padre del califfato mondiale, da alcuni giorni minacciano anche un altro prigioniero, il giovane John Cantlie, per il quale il padre Paul, giornalista inglese ha lanciato una preghiera piena di appelli a un'umanità su cui pare davvero difficile contare.

Nel frattempo, sul terreno, l'Isis assedia il delicatissimo fronte di Kobane, la città vicina al confine turco, in gran parte curda, che i turchi non cederanno perché vi sorge il mausoleo al fondatore dell' Impero ottomano, Suleiman Shah. Ieri l'assedio dell'Isis si è stretto, la battaglia con i curdi è stata ferocissima, Ankara è pronta a intervenire e stavolta non dall'aria come il resto della coalizione, ma con «gli stivali», e sono stivali turchi, sul terreno.

L'assassinio di Hennings è di nuovo accompagnato, secondo una rivoltante consuetudine, da un discorso del condannato, che prima di morire dichiara che la colpa è tutta del suo Paese perché attacca lo stato islamico.Il Foreign Office ha dichiarato che si tratta di un evento disgustoso. Chissà che il disgusto non contagi il resto del mondo. Per ora però i bombardamenti non stanno fermando né l'avanzata dell'Isis né le esecuzioni.

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