A cena fuori se all'aperto. "Punito chi non ha dehors"

Protesta la categoria: "Si apra al chiuso"

A cena fuori se all'aperto. "Punito chi non ha dehors"

Di ristoranti si è parlato moltissimo durante gli ultimi mesi. Pare proprio che pranzare o cenare fuori - ma anche prendersi un toast durante la pausa-pranzo, sia la cosa che più è mancata agli italiani durante questa lunghissima partentesi della nostra vita provocata dalla pandemia. Comprensibile quindi che oggi gli osservati speciali siano i ristoranti, le trattorie, le pizzerie e i bar che fino a ieri lavoravano soltanto con l'asporto o il delivery. Per molti in realtà quella di oggi è una falsa ripartenza, perché ad accogliere i clienti ritrovati saranno soltanto i camerieri dei locali che hanno uno spazio esterno. E questo crea due ordini di problemi: una discriminazione tra chi dispone di un giardino, di un dehors, di un cortile, dell'autorizzazione a piazzare qualche tavolino sul marciapiede o sulla piazza e chi non ha questa fortuna. E il fatto che nei prossimi giorni il clima atteso in buona parte dell'Italia è più autunnale che primaverile. In quanti vorranno cenare fuori con il freddo e con la pioggia? Tutto questo al netto del coprifuoco che è stato confermato alle 22 e che ha provocato una polemica squisitamente politica, di cui riferiamo in altra parte del giornale.

Nei giorni scorsi abbiamo raccolto più volte le lamentele dei locali, costretti a una riapertura a metà o addirittura negata dopo lunghi mesi di fatturati dimezzati. Ieri si è aperto un nuovo fronte di polemica: quello che investe il consumo di alcol per le strade cittadine. Di «immagini inaccettabili» parla Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, a proposito delle folle che hanno invaso le strade della movida e in particolare degli assembramenti di giovani attorno a banchetti abusivi di vendita di alcolici. «Si aprano il prima possibile i ristoranti all'aperto, ma anche al chiuso, solo per chi ha un vero servizio al tavolo - dice Scordamaglia - e si verifichi il rigido rispetto di tutte le regole previste e per le quali i ristoratori hanno investito in distanziamento, registrazioni e sistemi di aerazione.

È necessario anticipare, rispetto alla data del 1° giugno, le aperture dei ristoranti a pranzo e cena anche al chiuso, perché solo questi locali consentono di usufruire ordinatamente del servizio al tavolo nel rispetto di tutte le norme previste dai protocolli del Cts».

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