Succede a Milano, nella città che vanta segni fondamentali della vita e dell'opera di Leonardo da Vinci, proprio alla vigilia dell'anniversario dei 500 anni della morte, la sua creatura più famosa sia blindata. Impossibile visitare il «Cenacolo» il 1 maggio. Eppure i 1.300 biglietti erano stati venduti, come di consueto con mesi di anticipo. Non è consueto però che turisti provenienti da tutto il mondo, dal Giappone all'Olanda, e da tutta Italia si siano trovati sotto il sole con il biglietto in mano e la porta di ingresso del Cenacolo sbarrata. Nessuno che rispondesse al telefono o che desse spiegazioni su quanto accaduto, almeno. Oltre il danno, anche la beffa di ritrovarsi da soli in un piazzale senza poter nemmeno capire. Ma con una certezza in tasca: «Milano non è all'altezza della fama conquistata».
Succede che i dipendenti del Ministero per i Beni culturali da cui dipende il «Cenacolo» siano tenuti a lavorare a turno la domenica e i festivi. In questo caso, stando alle dichiarazioni della direttrice del Polo museale regionale della Lombardia Emanuela Daffra, superato il monte ore del 33 per cento, i dipendenti «lavorano solo su base volontaria». Ma questa volta, il 1 maggio, dopo aver lavorato a Pasqua, Pasquetta e il 25 aprile hanno detto di no.
Secondo quanto riportano i rappresentanti dei lavoratori il 12 aprile, a un tavolo con i sindacati, era già emerso che i 12 custodi museali, indispensabili per consentire l'apertura, non fossero disposti a lavorare, ma anche che tutti i biglietti della giornata fossero già stati venduti. Tradizionalmente, bisogna aggiungere, il Cenacolo è sempre rimasto chiuso il 1 gennaio e il 1 maggio, mentre quest'anno si era deciso di tenerlo aperto, senza troppo anticipo evidentemente visto il pasticcio. Anche perché le date disponibili per la vendita dei biglietti vengono comunicate con largo anticipo all'agenzia che se ne occupa.
Così se il ministro della Cultura Alberto Bonisoli in trasferta in Francia con il presidente della Repubblica celebra Leonardo all'estero, sulla vicenda non apre bocca. Tocca alla direttrice del polo museale della Lombardia Daffra, giustificare l'errore dicendo che il concessionario della gestione delle prenotazioni «ha avvisato le persone che avevano prenotato la visita», anche se «evidentemente non è riuscito a farlo con tutte». In ogni caso, ammette, «alla luce di quanto accaduto, avremmo dovuto fermare prima il tentativo di tenere il museo aperto, per avere più tempo per avvisare veramente tutti». Daffra ha spiegato ancora che «nonostante il personale sia scarso per tutto il Polo museale, garantiamo tante aperture. Per legge, però, non possiamo superare il 33 per cento dei giorni festivi. È possibile farlo solo se c'è la disponibilità volontaria del personale di custodia. Abbiamo tentato fino a quel giorno di averla, senza però riuscirci. È stato quindi il 25 aprile che ho saputo che il primo maggio il Cenacolo sarebbe rimasto chiuso».
Una cosa del genere però non era mai successa, e dire che con la scarsità di personale si erano scontrati tutti i sovrindententi, da sempre. Il predecessore Alberto Artioli racconta: «Abbiamo sempre fatto i numeri per riuscire a garantire le aperture, anche con meno personale del dovuto.
A Brera siamo stati costretti a chiudere delle sale, pur di tenere aperta la Pinacoteca». I volontari del Touring? «Potrebbero certo dare un supporto, ma non sostituirsi ai custodi museali. È vero anche - continua - che i sindacati sono sempre stati contrari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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