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"Siccità? A rischio il 50% della produzione di cereali"

Il sottosegretario Gian Marco Centinaio lancia l'allarme sulla crisi idrica che colpisce il Nord Italia e mette in ginocchio gli agricoltori

"Siccità? A rischio il 50% della produzione di cereali"

"La situazione è drammatica. Il Po non era in queste condizioni da 70 anni". Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche Agricole, che in questi giorni ha inviato una lettera ai ministri Stefano Patuanelli e Roberto Cingolani, lancia l'allarme sulla grave crisi idrica che sta colpendo il Nord Italia.

Cosa la preoccupa maggiormente?

“Il fatto che a inizio maggio il Po era paragonabile alla media di un mese d'agosto caldo. Se pensiamo che da maggio fino ad oggi non è piovuto quasi mai, le lascio immaginare il fatto di com'era la situazione. Il punto di confluenza del Ticino nel Po si può attraversare a piedi”.

Come si è arrivati a tale situazione?

“Mancando la forza dell'acqua verso il mare c'è un problema di salinificazione dei territori e, quindi, nel Polesine c'è il mare che avanza rispetto all'acqua dolce e così facendo più il mare avanza e più le falde di acqua dolce diminuiscono e vengono occupate dall'acqua salata, facendo risultare quelle zone non coltivabili”.

C'è un pericolo di razionamento dell'acqua per i cittadini?

“No, fortunatamente non siamo a questo livello, per l'acqua potabile non ci sono problemi. Ma, per il mondo agricolo, bisogna iniziare a pensare a modi che consentano il risparmio d'acqua, com'è successo in Israele dove hanno trasformato il deserto in aree coltivabili utilizzando nuove tecniche di coltivazione. Infine bisogna pensare agli invasi per non disperdere l'acqua che abbiamo. Penso, ad esempio, alle cave abbandonate come invasi dove si possa trattenere l'acqua e utilizzarla in momenti di necessità. La verità però è un'altra...”

Quale?

“Noi possiamo fare tutto quel che vogliamo, ma se non nevica manca quel lento rilascio che arriva dalle montagne e che consente di mantenere la valle del Po in condizioni migliori di quelle attuali”.

Ma allora ha ragione Greta a scagliarsi contro il surriscaldamento globale?

“Sì, ha ragione, ma non può essere solo l'Europa a mettersi sulle spalle il problema del cambiamento climatico e della transizione ecologica. Ci deve essere un ragionamento mondiale, mentre vedo che, fuori dall'Europa, gli altri giocano”.

Quali sono le ripercussioni per gli agricoltori?

“Se partiamo dal fatto che quest'inverno non è nevicato e che sulla pianura padana non è mai, praticamente, piovuto e che i terreni erano già secchi di per sé, siamo in condizioni disperate con le colture tipiche della zona come mais e riso. Gli agricoltori mi dicono che sono destinati a perdere quasi il 50% della produzione. Le stime in nostro possesso dicono che avremo il -30% di grano e tra il 30 e il 40% di riso in meno. Non ho numeri sul mais, ma grosso modo saranno questi”.

Come si risolve la crisi del grano dovuta alla guerra?

“Le aziende private stanno cercando di trovare mercati dove si possa acquistare il grano che serve per rimanere competitivi. Esistono, però, due problemi: i prezzi del grano e la mancanza di mezzi di trasporto utili per far arrivare questo cereale in Italia”.

In questa situazione, quindi, soffrono anche gli animali. Sono in crisi anche gli allevatori?

“Gli allevatori, in questo momento, vivono lo stesso stato di crisi in cui vivono anche gli agricoltori con l'aggravante che diventa difficile garantire cibo e acqua agli animali. Diventa veramente difficile nella parte bassa della pianura padana”.

A questo si aggiunge anche il problema della peste suina?

“La peste suina riguarda la zona di Roma e in maniera limitata l'area tra Asti e Cuneo. Stiamo cercando di tenerla sotto controllo e, anche di recente, abbiamo votato delle mozioni a larghissima maggioranza per invitare il governo a monitorare la peste suina. L'Ispra dice che ci dovrebbe essere un cinghiale per ogni chilometro quadrato, mentre al momento i dati ci dicono che abbiamo 15 cinghiali per ogni chilometro quadro. Abbiamo una sovrapopolazione di cinghiali 14 volte più alta del normale”.

Quali potrebbero essere le soluzioni per risolvere la crisi idrica?

“In questo momento la soluzione è quella di iniziare a liberare l'acqua presente negli invasi sulle montagne. Lì di acqua ce n'è, non tantissima, ma comunque ne abbiamo assolutamente bisogno e, perciò, questa sarebbe una prima soluzione a breve termine.

Poi, ovviamente, va dato un aiuto economico agli agricoltori, mentre a medio-lungo termine andrebbero fatti dei ragionamenti sugli invasi e spendere bene e velocemente quegli 800 milioni stanziati col Pnrr per permettere ai consorzi di bonifica di realizzare più invasi possibili”.

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