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Tre nomi di alto profilo per una convergenza. Tajani e Casellati le due carte coperte

Nel nome della rosa. Per il centrodestra è il giorno della scelta dei candidati da proporre al centrosinistra, figure di alto profilo con una chiara identità e provenienza culturale

Tre nomi di alto profilo per una convergenza. Tajani e Casellati le due carte coperte

Nel nome della rosa. Per il centrodestra è il giorno della scelta dei candidati da proporre al centrosinistra, figure di alto profilo con una chiara identità e provenienza culturale. I leader si ritrovano nell'ufficio di Giorgia Meloni alla Camera e dopo poco più di un'ora di confronto si ritrovano in conferenza stampa per dare l'annuncio. La scelta ricade su Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. Non ci sono Giulio Tremonti e Franco Frattini, mentre rimangono fuori (ma non troppo) in maniera tattica Antonio Tajani ed Elisabetta Alberti Casellati.

«Non presentiamo leader di partito e non siamo qui a imporre niente a nessuno», spiega Matteo Salvini. «Offriamo una terna alla discussione sperando che non ci siano dei no preventivi». Giorgia Meloni, invece, sottolinea come «sia solo il centrodestra conservatore a candidare donne in ruoli apicali, come in questo caso Letizia Moratti che è stata ministra come tanti presidenti della Repubblica in passato sono stati oltre ad essere stata ministra dell'Istruzione proprio come Sergio Mattarella». Sia Salvini che Meloni tributano il loro omaggio a Tajani, facendo capire, senza dirlo esplicitamente, che se non è presente ora nella rosa, potrebbe rientrarci con il trascorrere delle votazioni. «No a cariche istituzionali in campo, vanno preservate, e no a capi di partito», dice il numero uno di via Bellerio. Ringrazio Tajani per la sua «generosità, visti i tanti titoli che poteva vantare» per ambire al Colle. Anche Giorgia Meloni rende onore all'ex presidente del Parlamento europeo: «Tajani ha un curriculum fantasmagorico ma abbiamo scelto di non inserirlo nella rosa perché è il coordinatore di un partito, non volevamo che si dicesse che le nostre proposte fossero fatte per non avvicinare. Ha anche rinunciato alla sua buonuscita da commissario e, questo chissà, potrebbe piacere ai Cinquestelle». Il coordinatore di Forza Italia ringrazia, ma soprattutto fa notare che il centrodestra con questa scelta «mette il meglio di sé e tutte le risorse possibili in campo per servire la repubblica e la nostra patria. Abbiamo a disposizione molte figure che non hanno tessera ma che sono al servizio dello Stato e delle istituzioni». E poi c'è il capitolo Casellati. «La presidente del Senato» dice Salvini «ha già in sé la dignità di essere una possibile scelta» in quanto seconda carica dello Stato, chiamata il 3 febbraio al ruolo di supplenza di Sergio Mattarella nel caso di mancata fumata bianca.

Casellati e Tajani sembrano dunque tutt'altro che esclusi dal novero dei possibili candidati e quella del centrodestra somiglia a una azione di tutela e salvaguardia in vista di una partita che si preannuncia lunga e faticosa. Ieri sera nuovo vertice, mentre nella mattinata di oggi il centrodestra deciderà cosa fare nella terza votazione. Fratelli d'Italia ha proposto di iniziare a convergere sul nome di Carlo Nordio per testare il suo nome, avere una prima idea dei numeri e verificare la tenuta della coalizione, ma è più probabile che si decida per la scheda bianca. Occhi puntati poi sulla quarta votazione, quando il quorum si abbasserà, e potrebbe prendere corpo l'ipotesi di convergere sulla Casellati. Il ragionamento è che la seconda carica dello Stato è già stata votata anche dal Movimento Cinquestelle e potrebbe trovare voti anche nel gruppo misto e nel Pd.

È chiaro che prima del voto ci saranno nuovi contatti con il Pd e con il centrosinistra. Dopo una prima apertura da parte di Enrico Letta - «sono nomi sicuramente di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale» - nel vertice serale i giallorossi fanno sapere che non si tratta di figure «su cui possa svilupparsi una larga condivisione». Nella giornata di oggi ci sarà un confronto tra due delegazioni ristrette di centrodestra e centrosinistra, ma se da una parte si muovono le diplomazie e si mantiene viva la trattativa, dall'altra non si esclude neppure lo scontro in campo aperto. Le voci del Transatlantico raccontano di abboccamenti e tentativi di scouting soprattutto da parte dei grandi elettori leghisti verso i peones pentastellati nel tentativo di rafforzare il monte voti del centrodestra. Perché, per dirla con Ignazio Larussa, «se non arriva dalla sinistra una risposta di apertura, vuol dire che è inutile che facciamo nomi. Allora ce la vediamo con altri metodi. Non con altri nomi.

C'è un metodo per trovare un nome con 600 voti, e c'è un metodo per trovare 506 voti».

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