Un tris d'assi per vincere la partita del Pirellone. Oggi al milanese teatro Dal Verme la sconfessione plastica dei retroscena, giudicati «fantasiosi» dagli stessi protagonisti, circa una frattura nei rapporti politici all'interno della maggioranza. Per la chiusura della campagna elettorale per il rinnovo dell'assemblea e della giunta lombarda, oggi alle 18 ci saranno tutti i big. A iniziare dal premier. Silenziosa nei giorni della polemica Donzelli-Pd, Giorgia Meloni con la sua sola presenza al fianco degli alleati marcherà la distanza tra la realtà di una coalizione, a suo dire forte e coesa, e le ricostruzioni lette nei giornali in questi ultimi giorni di campagna elettorale in Lombardia e nel Lazio.
Al Dal Verme è atteso anche Silvio Berlusconi. Ha confermato la sua presenza. E non c'è modo migliore, sussurrano i suoi, per smentire le voci di dissapori. Le notizie di una sua presunta irritazione per il successo di Fratelli d'Italia e quelle riguardanti un suo possibile endorsement per la Moratti, apparse ieri su un quotidiano, sono per la capogruppo azzurra al Senato «trappole» tese da un avversario che di fronte a una probabile sconfitta usa ogni mezzo per sovvertire i pronostici. «Non è altro che un maldestro tentativo - spiega Licia Ronzulli - di provare a rompere il centrodestra a sette giorni dal voto. Spero davvero che non ci sia stata la volontà di qualcuno di dare una polpetta avvelenata al giornale per cercare di andare a rosicchiare qualche voto nel nostro elettorato». Dello stesso avviso Salvini, anche lui presente al Dal Verme. La compattezza della maggioranza, spiega il leader leghista, la si vedrà soprattutto nelle riforme in cantiere. Il segretario del Carroccio non soltanto è sicuro del buon esito del voto del 12 e 13 febbraio ma pronostica un'affermazione incisiva del governatore Attilio Fontana che potrebbe, a suo dire, ottenere per la riconferma del suo mandato con oltre il 50% dei consensi.
D'altronde i pronostici parlano chiaro: sia in Lombardia che nel Lazio il centrodestra è avanti. Complice, del resto, anche la frammentazione del fronte del centrosinistra che si presenterà disunito, proprio come per le politiche dello scorso settembre. Nel Lazio, a esempio, dove si ricompatta il fronte Pd-Terzo Polo perdendo però l'appoggio dei Cinquestelle, la campagna elettorale ha segnato momenti di tensione dopo un comizio ad Aquino (Frosinone) della candidata dem Sara Battisti che ha accusato il candidato governatore per il centrodestra, Francesco Rocca, di legami con i clan che nel litorale romano gestiscono il narcotraffico. Un'accusa pesante che non può passare inosservata. Rimbalzata ieri su tutti i siti di informazione e sulle agenzie di stampa, la dichiarazione della Battisti non ha lasciato indifferenti nemmeno quanti lavorano al fianco di Rocca in questa campagna elettorale. Solo di fronte a una querela per diffamazione (promessa dallo stesso Rocca) la Battisti ha fatto marcia indietro e consegnato alle agenzie una pubblica ammenda. Segno, sottolineano dal comitato elettorale dell'ex presidente della Croce rossa, che gli avversari sono alla disperata ricerca di un modo per risalire nei sondaggi attraverso «trappole inefficaci». «Dopo aver gestito per dieci anni la Regione Lazio trasformandola in affaropoli, il Partito democratico, ormai agli ultimi giorni di Pompei, lancia l'ultima vergognosa accusa contro Francesco Rocca - commenta Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e a lungo dato per candidato del centrodestra alla Regionali -.
Tra una settimana si porrà politicamente fine a questo spettacolo indecente, archiviando l'arroganza insopportabile che caratterizza la sinistra, dalla prosopopea esercitata nelle aule parlamentari alle violenze verbali della campagna elettorale».
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