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Il centrodestra inchioda Conte. L'ipotesi mozione di sfiducia

Lega e Fdi pensano a un voto sulle responsabilità per il lockdown, Fi più prudente. Il piano per settembre

Il centrodestra inchioda Conte. L'ipotesi mozione di sfiducia

Esattamente un anno fa Matteo Salvini presentava in Senato una mozione di sfiducia a Giuseppe Conte, aprendo la crisi del governo gialloverde ed ora è tentato di provare il bis. Nella Lega e in Fratelli d'Italia si ragiona su come inchiodare il premier alle sue responsabilità sul lockdown in Italia, ora che dai verbali desecretati sono emersi i contrasti con la linea indicata dal Comitato tecnico scientifico e rimangono molte zone oscure sulla gestione della crisi da Coronavirus.

Mentre Salvini e Giorgia Meloni fanno a gara nell'alzare i toni dello scontro, Forza Italia chiede che il presidente del Consiglio venga in Parlamento a spiegare le decisioni dei cruciali primi mesi prese, sottolinea la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, «senza coinvolgere le Camere e le opposizioni». E Maurizio Gasparri vuole sapere quali iniziative prenderà la Procura di Bergamo sul caso.

Se davvero gli alleati volessero spingersi fino alla mozione di sfiducia, gli azzurri sarebbero al loro fianco ma per ora nessuno scalpita per arrivare allo scontro. Il centrodestra, in ogni caso, rimarrà unito e non potrebbe essere diversamente con le elezioni regionali alle porte e le liste da presentare entro il 20 agosto.

Ma per ora quella della mozione di sfiducia è solo un'ipotesi, che semmai potrebbe concretizzarsi alla riapertura delle Camere. Si sta valutando se un passo del genere possa, al contrario delle intenzioni, rafforzare il premier. E questo considerato che sarebbe difficile trovare una sponda in Italia viva, aggrappata com'è alla sopravvivenza della maggioranza. «Sicuramente -dice al Giornale Ignazio La Russa, di FdI- merita una mozione di sfiducia un presidente del consiglio che mente agli italiani, come ha fatto Conte. Ma decideremo alla riapertura delle Camere se compiere questo passo».

Settembre, comunque, sarà il mese in cui le opposizioni metteranno sotto processo Conte per i suoi errori, chiedendogli di rispondere a tutte le domande rimaste senza risposta sulla chiusura delle zone rosse e poi dell'intero Paese, partendo appunto dai verbali tenuti nascosti finora e da quelli di cui e nota solo una sintesi (come per il 7 marzo), che riguardano la delicata decisione sulle zone di Alzano Lombardo e Nembro nella bergamasca. Ai primi del mese il capo del governo giallorosso riferirà in Senato sul nuovo Dpcm e il centrodestra vuol chiedere conto delle scelte fatte in piena emergenza sanitaria, convinto che questo possa essere il vero punto vulnerabile della maggioranza. «Inadempienza e mancanza di trasparenza - dice la senatrice azzurra Fiammetta Modena- sono le parole chiave di un'emergenza che il governo ha gestito come peggio non si poteva». E la deputata di Fi Vincenza Labriola aggiunge: «Sembra oramai evidente che la decisione di chiudere l'Italia sia stata una scelta politica non avallata dal CTS dietro il quale il governo si è trincerato per mesi e mesi.

È chiaro che Conte abbia accentrato i poteri nelle sue mani, terrorizzando per mesi gli italiani e dando, con il lockdown, un colpo durissimo alla nostra economia da tempo in sofferenza».

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