Meno di un mese e i frutti dell'«Albero della libertà», come lo chiama Silvio Berlusconi, maturano. Perché l'ultimo sondaggio Ipsos per Il Corriere della Sera dice che il centrodestra se è unito cresce e supera la soglia del 35 per cento. Mentre calano il Pd e il M5s, che dal 30 per cento scendono l'uno al 26,9 e l'altro al 27,6.
Il successo alle amministrative del 25 giugno ha dato la spinta, l'attivismo del Cavaliere che s'è ripreso la scena ci ha messo la sostanza e il resto l'ha fatto il ritorno degli «ex» nell'area, il progetto di un nuovo centro che guarda a Forza Italia e accoglie i tanti scontenti che alle comunali hanno votato le liste civiche, dando all'opinione pubblica l'impressione di uno schieramento di nuovo attrattivo e vincente.
La buona notizia è tale soprattutto perché la crescita dei consensi dei tradizionali partiti del polo non avviene a scapito l'uno dell'altro, come a sinistra. A migliorare è in particolare Fi, che aumenta dello 0,8 per cento raggiungendo la Lega di Matteo Salvini (stabile con un più 0,1): quota 15,1 per cento. Guadagna anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, con un più 0,7. La somma dei tre è vincente e se si aggiunge il centro liberale, moderato e cattolico che si sta organizzando con la regia di Niccolò Ghedini e sotto la guida dell'ex ministro Enrico Costa, le prospettive possono tingersi di rosa.
Questo in un quadro in trasformazione che vede in difficoltà i due grandi avversari. I dem perdono lo 0,9 per cento dall'ultima rilevazione, passando voti ai nemici interni di sinistra di Matteo Renzi. Gli scissionisti di Articolo 1, infatti, salgono dello stesso valore, con gioia di D'Alema e Bersani. Il movimento di Beppe Grillo resta il primo partito, ma perde colpi, scontenta una parte del suo trasversale elettorato quando esce allo scoperto su battaglie precise, come quelle contro lo ius soli o contro le Ong e i migranti.
Il dato più chiaro, spiega l'analista di Ipsos Luca Comodo, è uno: «Le amministritive hanno dimostrato che gli elettori di centrodestra riescono a sommarsi». Al contrario di quelli di centrosinistra.
Berlusconi questo ce l'ha sempre avuto chiaro e, infatti, anche quando Salvini alzava di più i toni su leadership e Europa, anche quando la Meloni lo sospettava un giorno sì e l'altro pure di preparare un nuovo «inciucio» con Renzi, lui ha sempre buttato acqua sul fuoco. Costruito ponti. Gli altri hanno capito e le polemiche negli ultimi giorni si sono smorzate, ora le distanze appaiono colmabili, le differenze armonizzabili.
Anche sulla legge elettorale, quando il Cavaliere insisteva sul proporzionale tedesco e leader del Carroccio e di Fdi, sul maggioritario, lui ha sempre premesso che l'accordo bisognava trovarlo e la strada migliore era quella imboccata fino a giugno, ma che mai la partita sulle regole del voto doveva giocarsi a scapito dell'unità del centrodestra.
I dati Ipsos rafforzano, nello schieramento, questa consapevolezza.
Ecco perché le trattative dietro le quinte esplorano più strade e l'idea di andare alle urne a marzo insieme, in una specie di federazione, trova lo sbocco naturale nella formula del premio alla coalizione, che potrebbe sostituire quello alla lista del progetto precedente. Ora tutti parlano di unità. Dal leghista Roberto Maroni, che applaude l'«ottima notizia» del centrodestra vincente a Stefano Parisi, che assicura: «Energie Per l'Italia non fa concorrenza a Berlusconi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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