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Cercasi 635mila giovani. Ma non si trovano

Tra gli under 30 mancano competenze digitali e green. Il 23% sono "neet"

Cercasi 635mila giovani. Ma non si trovano

L'occupazione dipendente è ancora su livelli lievemente inferiori rispetto alla seconda metà del 2021 ma dall'inizio dell'anno il saldo è positivo con 260mila posti di lavoro in più. Dai minimi toccati nel 2020 con la crisi Covid sono state recuperate oltre un milione di posizioni lavorative e dai dati di gennaio-aprile di quest'anno - diffusi da ministero del Lavoro, Anpal e Banca d'Italia - emerge un primo segnale positivo di ripresa dei contratti a tempo indeterminato e del lavoro nel turismo.

Ma la convention dei Giovani Imprenditori di Confartigianato rilancia l'allarme gap tra formazione dei giovani ed esigenze delle imprese con un rapporto «sui paradossi del mercato del lavoro»: ne emerge che «le aziende (dati 2021) hanno difficoltà a trovare 295mila under 30 con competenze digitali e 341mila under 30 con competenze green» da assumere. «Le imprese italiane faticano a trovare il 52% della necessaria manodopera qualificata», dato stridente con una realtà in cui, dati 2020, ci sono 1,1 milioni di under 35 che enon studia e non cerca occupazione e 40mila giovani che sono espatriati in cerca di lavoro.

È «urgente cambiare passo nelle politiche giovanili», avverte il presidente dei giovani di Confartigianato, Davide Peli. I dati sull'occupazione indicano che tra gennaio ed aprile sono stati attivati 2.190.398 contratti mentre ne sono cessati 1.930.357: il saldo è positivo per 111.488 posti a tempo indeterminato e 160.196 a termine mentre i contratti di apprendistato si sono ridotti di 11.643 unità. La crescita non è omogenea: si riduce il contributo dell'industria, rallenta il comparto delle costruzioni con i nuovi contratti a marzo-aprile «più che dimezzati rispetto al bimestre precedente», accelera il turismo. Ne complesso nei primi quattro mesi dell'anno «la dinamica del mercato del lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo indeterminato» (circa due terzi delle attivazioni nette), «la propensione delle imprese a trasformare i rapporti di lavoro temporanei è tornata sui livelli precedenti l'inizio della pandemia». Con l'industria in frenata e il turismo in espansione «resta costante la crescita dell'occupazione delle donne e rallenta quella degli uomini».

La distanza dei ragazzi dal mondo del lavoro colloca il nostro Paese al primo posto nella Ue per l'incidenza dei Neet, i giovani (15-29 anni) che non studiano e non sono disponibili a lavorare: la situazione peggiore è in Sicilia con il 36,3%, Campania (34,1%) e Calabria (33,5%); la migliore nella Provincia autonoma di Bolzano (13,3%), Veneto (13,9%) e Emilia Romagna (15,1%).

«Non brilliamo nemmeno per l'integrazione tra scuola e lavoro» e «cresce il fenomeno della fuga all'estero»: nel 2016-2020, tra i giovani under 40 laureati, gli espatri superano i ritorni in patria di 65mila unità. Non manca, tuttavia, la «voglia di fare impresa tra le nuove generazioni, tanto che la Penisola ha il record in Europa per imprenditori e lavoratori autonomi under 35: 694mila e sono 123.321 le imprese artigiane con a capo un under 35.

Servono riforme, avverte il presidente di Confartigianato Marco Granelli: «Solo investendo sulle nuove generazioni e sulla loro formazione possiamo garantire futuro al made in Italy».

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