
Un vero corto circuito sulla libertà di stampa e lo stato di diritto. A farlo notare con pungente malizia è il direttore del Tempo Tommaso Cerno. Intervenendo alla conferenza stampa convocata dal capogruppo di FdI-Ecr Nicola Procaccini in seguito all'esclusione di alcuni giornalisti e attivisti dal panel della Commissione Libe sulla libertà di stampa e lo stato di diritto nel nostro Paese, Cerno rivela che «proprio nel giorno in cui il tribunale nega il divieto di segretare i messaggi di Ursula von der Leyen al ceo di Pfitzer durante la pandemia in questa istituzione ci si preoccupa della libertà di stampa in Italia e per capirne di più, inoltre, si silenziano alcune voci».
È mancata, gli fa eco lo stesso europarlamentare di Fratelli d'Italia che ha partecipato al panel, «la completezza della pluralità in questa commissione; che ha seguito una procedura irregolare, con le voci di destra escluse per squilibrio politico». In soldoni: proprio nella commissione che deve indagare sullo stato di libertà di stampa è mancata una corretta e completa raccolta di informazioni. Sono stati convocati soltanto giornalisti e attivisti che si sono sentiti discriminati. Ranucci a fine giornata prova a rettificare («Le candidature di Cerno e Biancospino sono arrivate troppo tardi») ma Procaccini ribatte che non è stata fatta nessuna riunione della Commissione dedicata esclusivamente a queste candidature, come sarebbe stato necessario. L'unica candidatura accolta, tra quelle proposte da FdI-Ecr, è stata quella del presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco. Nel corso della conferenza, cui ha partecipato anche Manuela Biancospino dell'associazione Giornaliste italiane, l'europarlamentare ha raccontato alcuni momenti delle audizioni. I due giornalisti ascoltati, Sigfrido Ranucci e Francesco Cancellato di Fanpage, a detta di Procaccini hanno consegnato alla commissione una visione parziale. E in alcuni casi, sottolinea lo stesso esponente di FdI, anticipando giudizi non controllabili. Il capogruppo di FdI-Ecr cita a esempio le parole di Cancellato («Sono stato spiato») e quelle di Ranucci («spiato dopo i servizi sulla famiglia della premier»). «Meglio sarebbe - osserva Procaccini - attendere il risultato dell'indagine in corso da parte del Copasir che, tra l'altro, è presieduto dal dem Lorenzo Guerini».
Anche sul fronte dei diritti individuali non va meglio e sempre Procaccini insieme con il suo collega di partito Alessandro Ciriani sottolineano le incongruenze del lavoro della Commissione Ue. «Sono stati ascoltati i rappresentanti delle famiglie arcobaleno e delle associazioni trans - ricorda ancora Procaccini - ma sono stati tenuti fuori dalla porta i rappresentanti di Pro vita». Associazione quest'ultima che ha subito, come ha ricordato il portavoce Jacopo Coghe attacchi intimidatori negli ultimi mesi, «senza alcuna testimonianza di solidarietà dal Pd».
Associazioni, quelle ascoltate dalla commissione, come ricorda ancora Procaccini, che rimproverano al governo Meloni di non accettare la maternità surrogata. «Anche se finora - commenta l'europarlamentare - nessun governo, nemmeno di sinistra, ha approvato».
«In Italia parlano sempre di fascismo. Guardandomi intorno non lo vedevo. Oggi ho capito: ce l'avevano in casa: al Nazareno e nei programmi di sinistra della Rai - dice Cerno -. Libertà di pensiero è dire solo quello che pensano Elly Schlein o Nicola Fratoianni. Chiedo a chi si riempiono la bocca con il manifesto di Ventotene e la Costituzione di non usare un'immagine distorta dell'Italia al solo scopo di occupare lo spazio politico nel nostro Paese».
Solidarietà alla Biancospino e a Cerno è arrivata da numerosi esponenti sia del mondo politico che del mondo dell'informazione: da Mariastella
Gelmini di Noi moderati («Incomprensibile l'esclusione di Cerno») a Daniele Capezzone («L'esclusione di Cerno non sorprende. Quando a Bruxelles si parla di libertà di informazione, lo si fa indossando lenti di sinistra»).
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