
Le bionde trecce, gli occhiali spia e poi le sue registrazioni. Parafrasando Battisti, quel che resta dello scandalo Boccia-Sangiuliano, un anno dopo, sembra una canzone sullo stalking. Con un uomo finito sempre più sotto lo spietato controllo della sua amante. Se poi sia andata davvero così lo deciderà l'eventuale processo, sempre che la difesa della donna non depositi materiali che spingano la procura di Roma ad archiviare, chissà.
Al momento, però, la donna daspata da Montecitorio perché girava per il Transatlantico con i suoi occhiali con telecamera, rischia di finire alla sbarra. Una magagna che si unisce all'inchiesta pisana che la vede indagata per truffa, e a quella napoletana per la finta laurea, dove le ipotesi di reato sono falso, truffa e falsa attribuzione di valori altrui. Non c'è due senza tre. E Sangiuliano? L'ex ministro, costretto prima a una gogna mediatica e poi alle dimissioni per quella vicenda, ha visto le accuse archiviate dal tribunale dei ministri su proposta della stessa procura: tra i materiali forniti dalla difesa che lo avevano scagionato, anche la testimonianza di un noto chef romano, che ha confessato di essere stato sequestrato in casa per ore da Boccia, con la quale aveva avuto una relazione.
Un anno fa nel mirino c'era lui. Mentre la non consulente era sugli scudi: il suo canto social aveva ammaliato tanti, tra politici e giornalisti, che s'erano schierati con la donna contro l'esponente del governo Meloni. Non era servito il mea culpa di Sangiuliano al Tg1 né le sue dimissioni. Più lui si defilava, più lei affilava le armi social, trovando eco nella stampa. Inseguendolo, realmente o con i suoi post, persino al santuario di Greccio. Uno sport andato avanti come il reato di atti persecutori, secondo la procura fin quando il suo profilo Instagram è stato chiuso, non è chiaro da chi, a fine aprile scorso.
Tra gli ammaliati c'era Bonelli, che nell'esposto contro Sangiuliano (poi archiviato) allegò screenshot dei post pubblicati da Boccia, supportando la sua versione dei fatti, ossia che in quelle missioni accanto al ministro-amante lei era stata ospite del MiC e aveva ricevuto notizie coperte da segreto. Anche Maria Elena Boschi prese per buone le parole di Boccia, che intervistata dal vicedirettore della Stampa, Federico Monga, spiegò che Sangiuliano le avrebbe detto: "Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai". "Parole inaccettabili e tracotanti", commentò feroce Boschi, augurandosi "che Sangiuliano smentisca queste parole". Quanto a quell'intervista sulla Stampa, la procura la indica come uno dei campi da gioco per l'accusa di diffamazione ai danni dell'ex capo di gabinetto del ministro. Ma sono tanti i media che hanno fatto da megafono ad accuse che per le pm Giulia Guccione e Barbara Trotta sono panzane. C'è Report, che a dicembre diffuse l'audio rubato della litigata tra Sangiuliano e sua moglie, ascoltato e registrato in diretta telefonica da Boccia che aveva imposto a lui di rivelare il tradimento. C'è Luca Telese, direttore del Centro, che quell'audio, per fortuna, scelse di non pubblicarlo, ma che a settembre aveva definito "ridicolo" l'esposto denuncia presentato da Sangiuliano, cioè quello che ora potrebbe mandare Boccia alla sbarra. Telese, peraltro, fu tra i primi a intervistare Boccia, mentre il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, si è fatto intervistare lui dalla donna, per il podcast Pasta, in una scuola di Boscoreale.
Nell'avviso di conclusione indagini, per aver offerto uno spazio a Boccia di diffamare l'ex capo di gabinetto Francesco Gilioli, è citato anche Corrado Formigli, che due volte a PiazzaPulita ha ospitato l'imprenditrice di Pompei, finendo per offrire a Boccia l'occasione, stando alla procura, di diffamare l'ex capo di gabinetto Gilioli. Più saggia e prudente, Bianca Berlinguer. Invitata Boccia in studio, aveva temuto che l'influencer la stesse registrando. Morale? "Non consulente" offesa e intervista saltata.