«Con il brand Cannabis si cerca di fare un grandissimo business com'è avvenuto in passato con il tabacco», esordisce Riccardo Gatti, Direttore del dipartimento dipendenze Asl Milano.
L'Istituto Superiore di sanità sconsiglia la vendita della cannabis light.
«Se uno cerca l'effetto da sballo non gli basterà la cannabis light, andrà a cercare quella con un principio attivo più alto».
Però si comincia con la leggera e poi si passa ad altro
«Dipende da persona a persona e ci sono infinite sostanze che creano dipendenza come alcol e tabacco. Che poi questa sostanza induca un atteggiamento compulsivo non è dimostrato. Per esempio il cannabidiolo non ha proprietà psicoattive e molti esperti sostengono che sia uno spasmolitico, che può favorire il rilassamento e il sonno. Può essere coadiuvante per epilessia e per alcune malattie neurologiche».
Quindi l'erba sarebbe addirittura benefica.
«Bisogna uscire dall'ambiguità. O è come valeriana e camomilla e va venduta al supermercato oppure ha un'azione farmacologica e quindi dev'essere venduta in erboristeria e in farmacia».
Dunque non ci saranno persone che si drogheranno di più?
«Ma no. Ma dobbiamo domandarci come mai tanta gente compra sostanze psicoattive. Siamo di fronte ad una grande illusione o alle necessità di persone che non stanno bene con se stesse?»
E infatti i negozietti della cannabis proliferano.
«In quei negozi ti dicono che l'erba non va usata per uso umano e poi la vendono a tutti
sapendo che si fumerà. Insomma, l'Italia è piena di furbetti. Se quell'erba possiede delle proprietà usiamola per quello che è, se invece è una fregatura diciamolo chiaro e tondo. Con quello che costa è una specie di truffa».
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