Cronache

Che stress il traffico. Ogni romano in auto per 10 giorni all'anno

Peggio solo Bogotà. La psicologa Slepoj: "Al volante per stemperare accendete la radio"

Che stress il traffico. Ogni romano in auto per 10 giorni all'anno

Inscatolati, angosciati e frustrati. Automobilisti di mezzo mondo alle prese con il traffico. Ore perse a friggere sul sedile, le lancette dell'orologio che avanzano troppo in fretta. E tutto intorno a te, immobile. Una classifica, la Global traffic scorecard di Inrix ha analizzato i trend della mobilità e della congestione urbana in 200 città di 38 Paesi. E Roma si piazza malissimo, seconda nel mondo per ore perse dai cittadini nel traffico. La capitale svetta con 254 ore, preceduta solamente da Bogotà con 272. Ma è in buona compagnia: nella top ten c'è anche Milano: settimo con 226 ore. Terzo posto per Dublino (246), davanti a Parigi e la russa Rostov-on don (237) e Londra, con 227. Un carico psicologico enorme per chi si siede al volante. «Peso che si aggiunge allo stress della vita di ogni giorno». La psicologa Vera Slepoj, misura tutto il carico in termini medici che questa classifica significa, lei che risponde direttamente dalla macchina. «Vede? Io mi sto appunto muovendo in automobile e ora la mia preoccupazione, mentre parlo con lei è trovare un parcheggio al mio arrivo. Gli orari, la necessità di essere puntuali, sono tutte condizioni che aumentano lo stress». È questo il punto da temere, quel meccanismo infernale che scatta: la necessità di arrivare e l'impossibilità di farlo. Le situazioni si rincorrono tra loro, arrivare puntuali al lavoro prima di tutto, i bambini da riprendere a scuola. Correre come gazzelle nella savana, solo che sei in città, e sei quasi fermo, lotti tra semafori e precedenze, multe e ztl, a gara con gli altri automobilisti diventati avversari rabbiosi come te. «Certo, continua la psicologa, è l'atteggiamento psicologico di chi si mette alla guida che fa la differenza. L'incapacità di gestire troppe variabili, il soggetto che non riesce più a tenere sotto controllo la tensione. Ma vuol sapere l'aspetto più interessante di questa classifica? Che è la cultura occidentale ad essere quella più sotto attacco. Guardiamo l'India ad esempio. Nonostante ci siano città totalmente congestionate hanno una capacità di sostenere lo stress molto più performante di noi. E non perchè abbiamo strade vuote, anzi. Tra mucche e carretti, il traffico è tra i più caotici del mondo. Ma l'atteggiamento è completamente diverso. Se si arriva a destinazione è già un successo».

I romani spenderebbero più di dieci giorni ogni anno nel traffico. Da impazzire a pensarci. «Perchè la macchina è diventata una sorta di casa che non c'è più, senza considerare che la nostra è una società iper connessa, che ci chiede di esserlo continuamente, e quindi come fai a non buttare un occhio al telefonino? Questo si capisce, non fa che aumentare la quantità di stress al volante». Sempre più elementi da controllare «uno sforzo enorme che sfocia in stati di ansia, crisi di panico, insonnia». Un quadro scuro, «E sarà sempre peggio. Basta guardarsi intorno, i tanti rider, monopattini elettrici, aumentano ancora di più la caoticità delle strade, aumenta la necessità di attenzione. Unica salvezza? Un atteggiamento zen, una sorta di educazione alla macchina, salire rassegnati, quello sulle strade non è il tuo mondo e non puoi decidere cosa succede, obbligarsi in qualche modo a cambiare atteggiamento, questo sarebbe un antidoto. Io accendo la radio, scelgo programmi non troppo dialettici».

La pazienza insomma, vecchia, infallibile ricetta.

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