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"Chi specula sul caso Salis non aiuta Ilaria a tornare"

L'informativa di Tajani in Parlamento sull'italiana reclusa: "Problemi di sicurezza per i domiciliari in ambasciata"

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«Chi vuole davvero aiutare Ilaria Salis eviti di trasformare la vicenda in un caso politico».

È il giorno di Antonio Tajani e dell'informativa urgente alla Camera sul caso Salis. Un'occasione per fare chiarezza rispetto alle tante ipotesi e alle tante accuse circolate in queste settimane, per riportare tutti a un principio di realtà e lanciare un monito a chi ha deciso di cavalcare il caso. Ma anche per spiegare perché le richieste avanzate dal padre di Ilaria - l'invio di una missiva governativa alla magistratura ungherese per misure alternative alla custodia in carcere e la possibilità che questi si svolgano in ambasciata - non sono percorribili.

«L'Italia è la culla del diritto e la patria di Cesare Beccaria. Il garantismo ispira il nostro agire» dice il ministro degli Esteri. «Così abbiamo fatto per il caso Salis prima che fosse oggetto di polemica politica». Evitare di «trasformare una questione giudiziaria in un caso politico può regalare titoli sui giornali ma non fa bene a Ilaria Salis. A chi grida Riportate Ilaria in Italia! chiederei a quale soluzione stia pensando. L'unica via percorribile, per un reato commesso in uno Stato membro dell'Ue, è quella delle regole europee che prevedono, per i domiciliari in Italia, che devi prima chiederli e ottenerli nel Paese che esercita la giurisdizione». C'è un problema però con cui fare i conti, «il suo legale non ha presentato domanda di misure cautelari alternative al carcere in Ungheria contrariamente a quanto suggerito dal ministro Nordio. La prossima udienza è stata calendarizzata per il 24 maggio e in tale occasione sarà chiamata a testimoniare anche la parte lesa».

Tajani spiega che «il ministro Nordio ha rilevato che un'interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e un organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale e irricevibile. La decisione compete solo al giudice ungherese». Niente da fare anche per l'ipotesi di arresti domiciliari all'interno dell'ambasciata d'Italia a Budapest: «Non è luogo idoneo. Non ha né la struttura né la legittimazione a sostituirsi ad un domicilio privato come luogo di detenzione». In ogni caso, grazie all'intervento del governo italiano e alla telefonata di Giorgia Meloni a Viktor Orban sono migliorate le condizioni carcerarie della maestra italiana. «Ieri, il nostro ambasciatore ha nuovamente incontrato la signora Salis - riferisce il ministro - che gli ha sottolineato il netto miglioramento delle condizioni di detenzione. Ha menzionato gli aspetti igienici (disinfestazione della cella, lenzuola e coperte nuove), sanitari - riguardo sia alla dieta sia alla trasmissione dei referti medici richiesti - l'approccio generalmente più cortese di tutto il personale carcerario, il regime soddisfacente per quanto riguarda le comunicazioni. Può parlare liberamente con famiglia e ambasciata».

Ma c'è anche un altro aspetto dell'azione di governo che Tajani ci tiene a sottolineare: la necessità di riportare in patria chi sfugge alla giustizia italiana.

«Io personalmente mi continuo a battere perché cittadini italiani che sono coperti da immunità straniere, tipo il terrorista Alessio Casimirri che sta ancora in Nicaragua in libertà, vengano estradato in Italia».

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