Coronavirus

Chi vede solo complotti è malato di egoismo

Come se non bastassero i problemi sanitari ed economici quello più pesante in questo momento è sociale e rischia di compromettere la campagna vaccinale.

Chi vede solo complotti è malato di egoismo

Come se non bastassero i problemi sanitari ed economici quello più pesante in questo momento è sociale e rischia di compromettere la campagna vaccinale. I fautori del no al vaccino lamentano un conflitto tra salute e libertà, rivendicano il diritto di rifiutare l'antidoto che dipingono come un mostro più pericoloso della malattia. Inutile negare che gli effetti avversi a medio e lungo termine si conosceranno meglio in futuro ma da qui ad immaginare scienziati e capi di stato organizzare compatti un piano ordito per avvelenarci ce ne passa. I complottisti come i paranoici vedono un solo punto di vista e nessun elemento di realtà insinua un dubbio che possa essere diversamente da come appare loro facendo congetture non supportate da prove certe. Il coronavirus ha messo in ginocchio il mondo intero, le restrizioni della libertà hanno lo scopo di contenere la diffusione dell'infezione, sono praticate in tutta Europa ma questo non basta a dissipare il dubbio che ci sia una volontà celata di sottoporci ad una dittatura da qui al resto dei nostri giorni.

Un argomento fondamentale a sostegno del complotto è che sarebbe possibile difendere i più deboli dal virus senza intaccare le nostre libertà: con cure diverse, più posti in terapia intensiva, più mezzi di trasporto. Se è vero che la risposta italiana all'emergenza è stata deficitaria è anche vero che la Germania, paese che spende nella sanità il doppio di noi, in questa fase ha contato dolorosamente fino a 700 morti in un giorno. Le carenze governative e statali non possono essere una scusa per girare la testa dall'altra parte di fronte all'agghiacciante condizione in cui versano i più deboli quando contraggono il virus.

La libertà non è in gioco se è sostituita da un senso di responsabilità individuale nei confronti di una fascia di popolazione, anziana e fragile, che ha bisogno della nostra collaborazione per sopravvivere.

I no-vax possono rivolgersi una domanda facendo un esercizio di empatia: se quel cardiopatico o quel diabetico in terapia intensiva, in fin di vita senza me accanto, fosse mio figlio, avrei preferito che il suo vicino d'autobus che lo ha contagiato fosse stato sano e vaccinato? Per riformare la sanità, per avviare un processo di trasformazione politica serviranno anni con la partecipazione e la consapevolezza in tutti, nel frattempo è necessario decidere se vogliamo sacrificare i nostri vecchi nonni e i nostri genitori non in perfetta salute ad un virus a cui della politica e della malasanità non interessa nulla.

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