"Chiese e libri bruciati, ci vogliono distruggere"

Monsignor Warduni, il vescovo ausiliare della capitale: "Comunità dimezzata, gli sfollati sono 150mila"

"Chiese e libri bruciati, ci vogliono distruggere"

BAGHDAD - I caschi blu devono liberare i villaggi e le città cristiane occupate dal Califfato. I confratelli dell’Iraq sono perseguitati e rischiano di sparire. Se non li fermiamo i tagliagole dello Stato islamico busseranno alle porte dell’Europa. Monsignor Shlemon Warduni ha le idee chiare, mentre ci accompagna dagli sfollati cristiani a Baghdad. L’Italiano l’ha imparato a Roma, dove tornerà lunedì per rivedere il Papa, che non dimentica il dramma dei cristiani in Iraq. Monsignor Shlemon Warduni è vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei e pastore della provincia di Anbar in gran parte occupata dal Califfato.

Qual è la situazione dei cristiani, dopo l’avanzata delle truppe jihadisti?

“E’ una catastrofe per i cristiani e per tutto l’Iraq. La situazione è terribile. Lo Stato islamico ci bolla come infedeli”.

I cristiani sono perseguitati dal Califfato?

“Certamente. I cristiani sono stati costretti a lasciare Mosul e la piana di Ninive. Prima hanno mandato a casa chi era funzionario del governo e ordinato di non distribuire più le razioni di viveri ai cristiani. Poi hanno detto: andate via o pagate la tassa di protezione per i non musulmani. Alla fine i cristiani sono stati minacciati di morte se non abbandonavano le loro case e per salvarsi dovevano convertirsi. Questa non è persecuzione?”

Le proprietà dei cristiani che fine hanno fatto?

“Le nostre case sono state marchiate con la lettera N, che significa nesrani (infedeli nda). Non siamo nesrani, ma cristiani. E poi hanno scritto accanto “proprietà dello stato islamico”.

E le splendide chiese e monasteri?

“Alcuni dei nostri luoghi di culto sono stati devastati. Libri e manoscritti bruciati, croci distrutte e la stessa sorte è toccata alle statue della Madonna”.

Quanti cristiani sono rimasti in Iraq?

“Prima del 2003 (l’invasione americana e la caduta di Saddam nda) eravamo almeno 800mila. Adesso i cristiani sono meno della metà fra 300 e 400mila. L’emigrazione ci sta distruggendo a causa dell’instabilità, dell’insicurezza e della mancanza di pace. Quando invitiamo la nostra gente a non andarsene, loro rispondono: “Chi garantisce la mia vita e quella della mia famiglia?”.

E’ a rischio la millenaria presenza dei cristiani in Iraq?

“Questo è il pericolo. Noi siamo cristiani da più di duemila anni, ma la gentaglia del Daish (il Califfato nda) distrugge anche le moschee. Ed è vergognoso, pure per i musulmani, che prendano una ragazza vendondola al mercato a 150 dollari. Il pericolo riguarda tutti: sciiti, sunniti e yazidi, una minoranza distrutta. Giovani e bambini sono stati uccisi o seppelliti vivi. Che religione è questa, che umanità, che cultura? Nel Corano, Dio è clemente e misericordioso. E’ misericordia ammazzare i bambini? Si sono macchiati di crimini contro l’umanità”.

Quanti sono gli sfollati cristiani dentro l’Iraq?

“Non meno di 150mila. E a Baghdad sono più di 500 famiglie. L’appello, a cominciare dal Papa, è di non lasciare l’Iraq, anche se vogliono strapparci dalle nostre radici”.

Il dramma dei cristiani iracheni è tornato nel cono d’ombra. Vi sentite di nuovo dimenticati?

“Certo. Quando con un attentato viene uccisa anche una sola persona in Israele, Europa o in Occidente c’è una grandissima attenzione. In Iraq la gente muore ogni giorno, ma si dimentica facilmente”.

Cosa bisognerebbe fare?

“La comunità internazionale è colpevole nei confronti dei cristiani e delle minoranze irachene per non aver denunciato subito quello che stava accadendo. Poi si è cominciato a sollevare il problema, ma non è cambiato nulla. Se non state attenti e non vi unite in un fronte comune sarà lo Stato islamico a bussare alle porte dell’Europa”.

In concreto cosa chiede all’Occidente?

“L’avanzata di questi terroristi va considerata una minaccia che riguarda tutto il mondo, non solo l’Iraq o il Medio Oriente. Lo Stato islamico riceve aerei carichi di armi e viveri.

Bisogna dire basta a questo mercimonio del terrore e liberare la piana di Ninive (area nel nord dell’Iraq con tante città cristiane nda), ma veramente. Chiedo un intervento militare internazionale di caschi blu, che deve scattare subito. Ogni giorno che lasciamo passare allontanerà la pace e sarà sempre peggio, non solo per i cristiani”.

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