Villa Doria Pamphili, uno dei parchi più grandi della Capitale, rischia di perdere il suo unico punto di ristoro. La colpa è dei ritardi amministrativi dell’arrugginita macchina burocratica del Comune di Roma.
Vivi Bistrot a rischio sfratto
A denunciarlo sono Daniela Gazzini e Cristina Cattaneo, proprietarie del Vivi Bistrot, il bar ristorante diventato negli anni un vero e proprio punto di riferimento per i frequentatori del parco. All'inizio di dicembre si sono viste recapitare un ordine di sgombero. La concessione del locale, infatti, è scaduta nel novembre 2015 e a nulla sono serviti gli appelli rivolti al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e al Dipartimento del Patrimonio di Roma Capitale, in cui le due imprenditrici hanno chiesto di indire un nuovo bando per la riassegnazione di questo vecchio fienile abbandonato, ristrutturato negli anni '90 dall’ex proprietario, Franco Perugia. Così il 3 gennaio, salvo ripensamenti dell'ultimo minuto, il locale chiuderà i battenti. "Oltre a dover lasciare 15 dipendenti in mezzo alla strada, il parco perderà il suo unico punto di ristoro", spiega Cristina. Per lei e la sua socia questo bistrot, il primo di una serie di locali sparsi in diverse zone di Roma, ha anche un valore affettivo. Nel 2008 ci hanno scommesso sopra, rilevandolo e trasformandolo in un cafè dove è possibile far colazione, pranzare o acquistare dei cestini per i pic-nic sull'erba.
La petizione per salvare il Vivi Bistrot
“Abbiamo iniziato con 3 dipendenti, pian piano siamo cresciute e oggi ne abbiamo 70 - spiega Cristina - i ragazzi assunti qui hanno il contratto a tempo indeterminato e se chiudessimo, andrebbero a carico dello Stato che spenderebbe più di 300mila euro di disoccupazione da pagare”. Le procedure per il licenziamento collettivo, ci informa, sono già iniziate. "Da imprenditrici ci sentiamo prese in giro, per noi è un duro colpo, e anche per l'immagine della città lo è", chiosa la donna. Il timore è che con lo sgombero questo ex fienile andrebbe ad arricchire la lista dei tanti casali della villa chiusi, inutilizzati e spesso occupati. Per questo motivo è stata lanciata una petizione sul web per chiedere l’estensione temporanea della concessione finché non sarà indetto il nuovo bando. In pochi giorni sono state già raccolte 35mila firme.
"Spero proprio che non chiuda", ci dice una signora che si è accomodata per prendere un caffè. "È un punto di incontro vitale per le mamme, per gli anziani, per chiunque abbia bisogno di una bottiglietta d'acqua o di un bagno", confermano anche dal vicino centro anziani. "Villa Pamphili senza Vivibistrot rimarrebbe un parco splendido ma resterebbe senza l’unico punto di aggregazione", ribadisce Daniela Gazzini. "Di fatto qui offriamo un servizio pubblico - aggiunge la sua socia - il nostro è l'unico bagno funzionante di tutta la villa, visto che tutti e sei i bagni pubblici comunali sono chiusi o fuori uso da anni". Insomma, continua Cristina, "chiudere sarebbe una sconfitta per tutti". Anche per lo stesso Campidoglio, che perderebbe i soldi derivanti dal canone d’affitto. Una cifra pari a 3.550 euro al mese che viene regolarmente pagata. Per contro si troverebbe con l'ennesimo immobile "lasciato alle ortiche" e in balia di sbandati e senzatetto.
La reazione della politica
Anche la politica è intervenuta in modo bipartisan per cercare di salvare il Vivi Bistrot. L’Assemblea capitolina ha approvato all’unanimità una mozione che obbliga il Campidoglio a mettere a bando l’immobile e, al tempo stesso, si è impegnata a scongiurare lo sfratto. Per ora siamo alle ‘belle parole’, in attesa che arrivino i fatti. Ma la volontà politica di non lasciare quel locale all’abbandono e al degrado è evidente. Ora la palla passa alla sindaca. “Il Vivi Bistrot è un esempio della sinergia tra pubblico e privato che va salvaguardata, per questo scongiuriamo la chiusura di questo posto che rappresenta l’unico punto di decoro nella villa”, si impegna Lorenzo Marinone, consigliere Pd del XII Municipio.
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