Mondo

Choc per la principessa reclusa. L'Onu: "Ora provateci che è viva"

Dopo l'sos della figlia dell'Emiro di Dubai, si mobilita l'Alto Commissariato per i diritti umani. Londra: "Preoccupati"

Choc per la principessa reclusa. L'Onu: "Ora provateci che è viva"

Le sorti della principessa prigioniera e triste, Latifa, figlia del sovrano di Dubai, diventano un caso internazionale. La sua vicenda è balzata all'attenzione di tutti media da quando sono stati condivisi da Bbc Panorama i video registrati di nascosto da Latifa nel bagno della villa in cui è segregata. «Sono ostaggio, non sono libera, sono schiava, sono rinchiusa in questa prigione, la mia vita non è nelle mie mani», è l'urlo di disperazione della principessa nella clip. «Non so se sopravviverò alla situazione», ha poi continuato. «La polizia mi ha minacciato che starò in prigione per tutta la vita e non vedrò mai più il sole». Le Nazioni Unite hanno dichiarato che solleveranno il caso alle autorità degli Emirati Arabi Uniti. «Anche altre parti del sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite potrebbero essere coinvolte dopo aver analizzato il nuovo materiale», ha detto l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite.

Nel frattempo pure il Regno Unito è intervenuto e ha affermato che i video sono «profondamente preoccupanti». Il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab ha precisato che le clip mostravano «una giovane donna in profonda angoscia», e ha aggiunto che Londra avrebbe guardato «molto da vicino» qualsiasi sviluppo. Ma alla domanda se si possano imporre sanzioni, Raab ha spiegato: «Non mi è chiaro se ci siano le condizioni a sostegno di questa azione». Il primo ministro Boris Johnson ha anche espresso preoccupazione ma «aspetterà e vedrà come le Nazioni Unite andranno avanti». «Speriamo che un'indagine dell'Onu sarà decisiva per ottenere finalmente il rilascio della principessa Latifa», ha affermato invece Rodney Dixon, l'avvocato che ha presentato il caso all'Onu.

Ma non è il primo episodio di questo tipo nella famiglia del sovrano di Dubai. L'Alta Corte di Londra aveva già stabilito che lo sceicco aveva orchestrato una campagna «mirata a intimidire e spaventare» la principessa Haya, la sua sesta moglie, sorella del re di Giordania, fuggita nel Regno Unito con i loro due figli piccoli nel 2019 perché sosteneva di aver paura per la sua vita. La Corte aveva anche appurato che in precedenza l'emiro aveva già «ordinato e orchestrato» il rapimento di due delle sue figlie avute da un precedente matrimonio, Latifa, e sua sorella, Shamsa. Le accuse contro lo sceicco sono particolarmente sensibili per l'establishment britannico poiché il sovrano degli Emirati ha interessi commerciali significativi nel Regno Unito ed è una delle figure più importanti delle corse ippiche. Il sovrano ha una vasta azienda di corse di cavalli e frequenta spesso eventi importanti come il Royal Ascot, dove è stato fotografato con la regina Elisabetta II. Gli Emirati Arabi Uniti hanno stretti rapporti con numerosi Paesi occidentali, inclusi anche gli Stati Uniti che lo considerano un alleato strategico. Ma gli attivisti per i diritti umani sostengono che nel piccolo Stato del Golfo non c'è tolleranza per il dissenso e le donne sono ancora molto discriminate.

Sebbene gli Emirati Arabi Uniti non siano rigidi come la vicina Arabia Saudita, le donne hanno ancora bisogno del permesso del loro tutore per sposarsi e il divorzio è molto più difficile da ottenere per loro che per gli uomini.

Commenti