Nei giorni in cui si svolge la riunione informale dei ministri dell'energia dei paesi Ue e l'incontro in videoconferenza dei leader del G7, sia il premier Mario Draghi sia il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, alternano note di ottimismo sui temi energetici alla preoccupazione per i prossimi mesi.
Intervenendo al G7 dedicato all'Ucraina, il presidente del Consiglio ha affermato: «Siamo riusciti a diversificare le nostre fonti di energia e a diventare sempre più indipendenti dal gas russo. Tuttavia i prezzi dell'energia sono ancora troppo alti, è un problema che dobbiamo affrontare uniti». Una linea condivisa da Roberto Cingolani per cui «abbiamo messo in sicurezza il paese, dovremmo fare una stagione invernale tranquilla». Dopo aver sottolineato che «gli stoccaggi sono pieni», non ha però nascosto preoccupazione sui prezzi del gas: Se il 20 ottobre «si conclude bene sul price cap, avremo risolto la situazione. Purtroppo non toglieremo la sofferenza a famiglie e imprese. Avevamo proposto il price cap mesi fa; la Commissione europea è stata lenta, poi ha accelerato». Proprio il nodo dei prezzi preoccupa di più il ministro, che punta il dito contro la Borsa di Amsterdam, le cui quotazioni sono «totalmente sganciate dalla realtà». Ieri il metano ha comunque terminato sostanzialmente invariato a quota 154,5 euro (+0,248%).
In merito al tetto europeo al prezzo del gas, Cingolani ha sottolineato che probabilmente si fisserà «un intervallo entro il quale il Ttf potrà variare, senza avere questi picchi di volatilità assurdi. Direi che su questo stiamo convergendo, venerdì scorso ci sono stati gli ultimi allineamenti in videoconferenza. Credo che si possa giungere a una soluzione di compromesso che contribuirà a limitare fortemente i costi».
Una risposta comune europea al caro energia va però di pari passo con le misure nazionali e Cingolani pone l'enfasi sulla necessità di far entrare in funzione il prima possibile il rigassificatore di Piombino, perché «la sicurezza nazionale dipende da quello. Se avremo la nave rigassificatrice e non riusciremo a usarla, sarà un suicidio. C'è un problema nimby (Non nel mio cortile" ndr) e qualcuno dovrà prendersi la responsabilità. Io sono stato chiaro: la nave resterà lì tre anni, poi la sposteremo in un sito non invasivo».
Dello stesso avviso l'ad di Eni, Cladio Descalzi per cui l'inverno 2023-2024 sarà «più complesso» perciò «abbiamo bisogno dei rigassificatori», essendoci il rischio di non riuscire a soddisfare la domanda di energia per i prossimi mesi. Parole che arrivano nello stesso giorno in cui Eni ha annunciato di aver aumentato le consegne addizionali di Gnl (gas naturale liquefatto) per l'inverno in particolare al terminale di Panigaglia (La Spezia) con la prospettiva di arrivare a 9 miliardi di metri cubi in più tra il 2024-2025. Sia Cingolani sia Descalzi considerano i rigassificatori un tema di sicurezza nazionale anche per raggiungere la totale indipendenza energetica dalla Russia nella seconda metà del 2024.
Quanto invece ancora al fronte internazionale, il presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, è intervenuta affermando che i membri del G7 hanno discusso delle «azioni per ridurre i prezzi dell'energia». È probabile tra i temi di discussione a Bruxelles ci sia anche la possibilità di ricorrere a un debito comune per fare fronte a una crisi che sta trascinando tutta Europa in recessione.
Dopo le indiscrezioni rilanciate da Bloomberg lunedì su una disponibilità a procedere del governo tedesco a procedere (pur subordinata a precise condizioni) e la doccia fredda fatta filtrare su Reuters resta però ancora da chiarire la posizione di Berlino, vero punto dirimente per una soluzione europea.
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