Non serve drogarsi, bere, chattare sul telefono: per essere considerati dalla legge un criminale del volante basta mettersi alla guida senza essere in grado di farlo dopo una notte in bianco e una giornata in piedi, e causare per questo una tragedia. La donna che nel 2018 vicino Torino distrusse una famiglia piombando sulla loro vettura è stata condannata per omicidio stradale aggravato, proprio come se avesse guidato sotto l'effetto dell'alcool. Sette anni e mezzo di carcere, ridotti a cinque solo grazie al rito abbreviato.
É il 5 maggio 2018 quando alle sei e mezza di sera sulla strada provinciale che porta a Carignano, nel Torinese, una Audi Q3 lanciata a quasi ottanta all'ora invade la corsia opposta e centra una Punto con quattro persone a bordo. Tre degli occupanti della Fiat muoiono sul colpo: sono due coniugi di 74 e 75 anni e la loro figlia 49enne che era alla guida; un quarto passeggero finisce in ospedale in codice rosso ma sopravvive.
Le indagini accertano che la donna al volante dell'Audi, la 41enne Rossella Agostino, guidava già da qualche chilometro in modo aggressivo, a velocità sostenuta e tagliando le curve, tanto che il guidatore dell'auto seguente aveva rallentato per aumentare la distanza. Subito dopo l'incidente, alla Agostino vengono fatti alcol test e narcotest, tutti con risultato negativo, e viene escluso anche che stesse telefonando; la donna parla di un colpo di sonno, prima affermando di essere in cura con dei farmaci, poi ipotizza addirittura un attacco epilettico. Nulla di tutto questo viene confermato. Si scopre invece che la donna era pesantemente in arretrato di sonno: aveva trascorso la notte fino alle tre e mezza in compagnia di amici, poi era andata in un albergo dove aveva dormito tre ore, era andata a lavorare, poi era andata tre ore a cavallo, infine si era rimessa in vettura per tornare a casa.
Il giudice preliminare che l'ha processata ha ritenuto che mettersi alla guida in quelle condizioni sia stato un comportamento del tutto irresponsabile; e ha anche rifiutato alla donna le attenuanti generiche per la sua condotta processuale, ovvero per la ricerca di scuse e di alibi come quello della sonnolenza da farmaci. A rendere pesante la condanna ha probabilmente influito anche la scoperta che la donna viaggiava senza assicurazione: era scaduta da alcune settimane e la Agostino ha sostenuto di essersi semplicemente dimenticata di rinnovarla.
Per questo i risarcimenti al passeggero sopravvissuto e ai parenti dei tre morti sono finiti
a carico del Fondo di solidarietà per le vittime della strada, che però può ora rivalersi sui beni della donna. Oltre a finire in carcere, se la sentenza sarà confermata l'imputata si vedrà sequestrare tutti i suoi beni.
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