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"Cinque anni fa denunciai le anomalie. Irregolarità nella nomina a rettore"

L'eurodeputato Paolo Borchia: "Non aveva un curriculum adeguato"

"Cinque anni fa denunciai le anomalie. Irregolarità nella nomina a rettore"
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"Il vero problema è la mancanza di trasparenza, che all'interno degli uffici dell'Unione europea è emersa in questi anni sotto diversi profili. Il caso Mogherini ha le sue radici proprio in quella opacità delle procedure".

Paolo Borchia è l'eurodeputato della Lega che già 5 anni fa, in piena emergenza Covid, denunciò ai vertici del Collegio d'Europa la anomalia della nomina di Federica Mogherini, ex ministro degli Esteri italiana, a rettore del Collegio. La lettera di Borchia porta la data del 30 aprile 2020 ed è indirizzata a Herman Van Rompuy, olandese cristiano-democratico, già presidente del Consiglio d'Europa fino al 2014, e poi alla testa del Collegio: prestigiosa istituzione destinata a formare la classe dirigente dell'Unione, e violata martedì scorso dalla perquisizione della polizia belga su mandato della Procura europea.

Onorevole Borchia, adesso si scopre che c'è addirittura una accusa di corruzione.

"Io sono garantista nei confronti di tutti e quindi sottolineo che siamo nella fase delle indagini preliminari. Che qualcosa di anomalo fosse accaduto però era chiaro già nel 2020. Io ho sollevato perplessità che erano legate al metodo della scelta della Mogherini, perché era oggettivamente inspiegabile che venisse individuato come rettore una figura priva di un curriculum adeguato, senza un PhD, senza pubblicazioni accademiche. Era sembrata la classica manovra per accontentare il politico che era rimasto senza posto e senza stipendio".

L'accusa di corruzione però è un grosso passo in più.

"Io non amo le polemiche fini a se stesse. Oggettivamente gli sviluppi sollevano problematiche diverse. Va ricordato che in passato la procura belga non era stata inappuntabile nei suoi metodi di lavoro, qui ad agire è la procura europea, staremo a vedere gli sviluppi. Ciò non toglie che purtroppo questa inchiesta mette in cattiva luce, e non è la prima volta, il Sistema Italia a Bruxelles. E questo è doloroso, perché la grande maggioranza qui lavora con serietà".

C'è un problema di vulnerabilità del sistema al malaffare, di mancanza di controlli?

"Mi limito a due temi: sulla politica immobiliare e sui fondi elargiti per organizzare corsi a tutti livelli siamo lontani da un livello di trasparenza efficiente. Quando ci sono da prendere decisioni che hanno implicazioni economiche il giro dei beneficiari è sempre quello".

L'organizzazione dei corsi era proprio il business della Mogherini.

"Sono brutti giorni per il Sistema Italia a Bruxelles in termini di credibilità".

È un problema trasversale o riguarda soprattutto una parte politica?

"Dobbiamo riconoscere che a sinistra comincia a esserci una pluralità di casi. Ma guardi che non mi sto assolutamente fregando le mani, io spero che ne escano tutti a testa alta".

Come si rimedia?

"Intanto si dovrebbe iniziare a spendere meno. In un'Europa dove cala tutto, dal prodotto lordo ai salari reali, non si capisce perché le spese dell'Unione vadano nella direzione opposta".

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