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Cinque anni di Mattarella, l'arbitro 'interventista'

Sono passati già cinque anni quando Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica. Ecco le fasi salienti del suo mandato

Cinque anni di Mattarella, l'arbitro 'interventista'

Sono passati già cinque anni da quel fatidico 31 gennaio 2015 quando Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica. L’allora giudice della Corte costituzionale Mattarella, fratello di Piersanti, l’ex presidente della Regione Siciliana ucciso nel 1980 dalla mafia, era il nome giusto per ricompattare la fragile maggioranza di governo guidata da Matteo Renzi.

Il contesto della sua elezione

La sinistra Pd di Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani, infatti, erano già sul piede di guerra per il patto sulle riforme che Renzi, all’epoca anche segretario del suo partito, aveva stretto con Silvio Berlusconi. Il tanto contestato ‘Patto del Nazareno’ che si ruppe proprio in occasione dell’elezione del 12esimo capo dello Stato. Non è un mistero che il leader di Forza Italia puntasse sull’ex premier socialista Giuliano Amato e l’intesa con Renzi stava per essere siglata anche sul nuovo inquilino del Colle, ma le diatribe interne del Pd impedirono che questa operazione andasse in porto e, così, di lì a poco, l’intero ‘Patto del Nazareno’ naufragò. Bersani, dopo essere stato impallinato nel 2013 da 101 franchi tiratori (perlopiù renziani), non poteva restare fuori dai giochi un’altra volta e, davanti all’ipotesi Amato, si mise di traverso. Renzi, allora, si trovò con le spalle al muro e non poté fare altro che proporre il nome del 73enne esponente della sinistra diccì, ideatore della prima legge semi-maggioritaria, il Mattarellum, nonché protagonista dei governi di centrosinistra della Seconda Repubblica.

Sergio Mattarella, carriera politica e stile

Mattarella era stato stato uno dei ministri della sinistra diccì che nel 1990 si dimise in dissenso per l’approvazione della legge Mammì. Con l’avvento della Seconda Repubblica aderisce al Ppi e, in seguito, alla Margherita, ricoprendo il ruolo di vicepremier nel primo governo D’Alema e quello di ministro della Difesa nel secondo esecutivo D’Alema. Lasciata la vita parlamentare nel 2008, viene eletto giudice della Corte Costituzionale nel 2011. Su di lui convergono i voti di Pd, Sel, dei montiani di Scelta Civica e degli alfaniani di Ncd (Nuovo Centrodestra). Mattarella viene, dunque, eletto al quarto scrutinio con 665 voti e la contrarietà dell’intero centrodestra e del M5S. È il primo siciliano a ricoprire tale carica e a succedere all’unico presidente della Repubblica che finora ha “fatto il bis”, ossia l’ingombrante Giorgio Napolitano. Una grande responsabilità che il nuovo inquilino del Colle assume con un piglio totalmente diverso dal suo predecessore. Il Capo dello Stato, noto per la sua sobrietà, spiazza fin da subito l’opinione pubblica con alcune scelte innovative: rinuncia alla pensione da docente universitario e riduce le spese del Colle, mette online l’attività del Quirinale e sbarca sui social, logicamente fornendo informazioni istituzionali e non opinioni politiche personali.

Gli interventi di Mattarella nell’agone politico, nel corso degli anni, sono stati meno evidenti perché caratterizzati dalla volontà di fare, essere e apparire come un arbitro imparziale. Il 3 febbraio 2015 nel suo discorso d’insediamento Mattarella spiegò: “Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere e sarà imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza”. Un’imparzialità formale e, come vedremo, anche sostanziale che non gli ha impedito di intervenire con incisività per determinare il futuro di ogni singolo governo. Il 4 dicembre 2016, infatti, Matteo Renzi perde il referendum costituzionale e si dimette da premier, ma anziché mantenere la promessa di lasciare anche la politica attiva si dà un gran da fare per chiedere il voto anticipato. Mattarella si oppone perché il Paese sarebbe tornato alle urne senza una legge elettorale uguale per Camera e Senato.

La nascita del governo gialloverde

La XVII legislatura si chiude con il dem Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi, mentre la successiva si apre con un Parlamento letteralmente paralizzato. Con il 37% il centrodestra è la coalizione vincente, ma il M5S col 32,5% è la prima forza politica. Il Pd crolla al 18% e inizia una partita a scacchi che vede come protagonisti: Matteo Renzi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il primo, anche da segretario dimissionario del partito che ha portato dal 40 al 18%, detta la linea del “pop corn” e impone al Pd di restare fuori dalle trattative di governo. “Abbiamo perso, stiamo in panchina e vediamo cosa sono in grado di fare”, è il ragionamento dell’ex premier. Il secondo, dopo aver insistito a lungo per avere l’investitura di primo ministro, riesce a stipulare un “contratto di governo” con il terzo incomodo, quel Salvini che aveva portato la Lega al 17%. La nascita di governo più lunga di sempre, fatta di continui voltafaccia e colpi di scena.“Ogni discorso con la Lega si chiude qui”, disse Di Maio quando sembrava che la trattativa fosse naufragata, salvo poi arrivare a chiedere l’impeachment per Mattarella che aveva bocciato il nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Il Capo dello Stato non voleva riportare il Paese alle urne senza neppure provare a formare un governo e aveva persino dato un incarico “tecnico” all’economista Carlo Cottarelli. Mattarella, in quella occasione, si comportò da notaio seguendo pedissequamente la Costituzione e, pertanto, si avvalse del diritto di respingere la nomina di Savona, economista favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro. Di fronte alla richiesta di impeachment (ritirata nel giro di 48 ore) disse soltanto un semplice: “No comment”. "Sicuramente quello è stato un momento di grande rabbia, però ho imparato in questi anni che quando si prende una strada sbagliata c'è sempre tempo per tornare indietro e fare la cosa giusta", dirà in seguito Di Maio.

I rapporti tesi tra Matteo Salvini e Sergio Mattarella

Il primo giugno 2018 nasce ufficialmente il governo gialloverde guidato dall’ ‘avvocato del popolo’ Giuseppe Conte che resterà in carica fino a fine agosto 2019. Un esecutivo fragile e pieno di contraddizioni che viene salvato proprio da Mattarella nel febbraio 2019, quando Luigi Di Maio si schiera al fianco dei gilet gialli. Parigi richiama in patria l'ambasciatore francese in Italia e Mattarella in persona chiama il presidente francese Emmanuel Macron per superare l’incidente diplomatico. Pur non entrando mai ufficialmente in rotta con Matteo Salvini, Mattarella ha preso le distanze dal leader delle Lega in diversi modi, non soltanto silurando Savona, nominato poi ministro degli Affari Europei e in seguito presidente della Consob. Salvini, quando nel gennaio 2018 fu ricevuto da Mattarella al Quirinale, si trovò un corazziere nero ad accoglierlo. Sempre in quello stesso mese Liliana Segre, ebrea sopravvissuta all’Olocausto, fu nominata senatrice a vita. E infinite sono state le polemiche che sono seguite a tale nomina. Pomo della discordia tra la Segre e il centrodestra sono state le divergenze sulle finalità che dovrebbe avere la commissione parlamentare contro l’odio. Mattarella ha, inoltre, commentato alcune leggi di Salvini come i due decreti sicurezza e la legge sulla legittima difesa, chiedendo che venissero apportate delle modifiche di tipo tecnico.

La nascita del governo giallorosso

L’ultima ‘patata bollente’ che il Capo dello Stato si è trovato tra le mani è stata la caduta del Conte 1 in piena estate, operata da Salvini per le troppe divergenze che ormai lo separavano dal M5S, in primis la Tav. A questo punto, le opzioni sono due: o il ritorno alle urne all’inizio dell’autunno o un nuovo governo. Mattarella, noncurante della volontà degli italiani di votare, benedice la nascita del Conte bis, sostenuto da M5S, Pd, Italia Viva e Sel. Un governo nato per volontà dell’acerrimo nemico dei grilllini, Matteo Renzi e che, giorno dopo giorno, rischia sempre più di franare sui piedi d’argilla con i quali è stato costruito. Eppure, secondo Renzi, il governo dovrebbe cercare di reggere fino all’elezione del nuovo capo dello Stato.

A tal proposito è bene ricordare che il primo agosto 2021 inizia il semestre bianco e, poi, si aprono le danze per scegliere il successore di Mattarella.

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