«C ari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore». Cinque anni fa, il 12 dicembre del 2012, pochi minuti prima di mezzogiorno, fu questo il primo tweet del Papa dall'account @pontifex_it. Anzi, il primissimo fu lo stesso messaggio in inglese subito seguito dalla traduzione italiana. A digitarlo fu un Joseph Ratzinger molto emozionato ed esitante, lui uomo di dottrina e non di tastiera, attorniato da alcuni collaboratori, tra l'arcivescovo Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della segreteria di Stato vaticana. L'evento era atteso, e già un milione di follower erano con il dito sullo schermo del tablet o dello smartphone per retwittare il messaggio, decisamente interlocutorio per i contenuti ma comunque storico.
Cinque anni dopo @pontifex_it è sempre attivo, i follower in tutto il mondo sono 40 milioni e passa - per lo pèiù nella fascia di età 25-34 e per lo più da Brasile e Stati Uniti - oltre ad altri cinque su Instagram (l'account @Franciscus è stato inaugurato il 19 marzo 2015), ma soprattutto il papa è un altro, perché pochi mesi dopo quel tweet Benedetto XVI appese la tiara al chiodo e oggi a quell'account risponde Jorge Mario Bergoglio, alias papa Francesco. Uno che, pur essendo assai più espansivo del suo teutonico predecessore, è come quello assai poco propenso all'attività social. Al punto di aver richiamato più volte tutti (a preti e a fedeli) alla cura di non abusarne. Epperò Francesco tutti i giorni manda il suo tweet come messaggio al mondo, come Angelus telematico, sin da quello inviato il 17 marzo del 2013, pochi giorni dopo la sua imprevista elezione al soglio di Pietro. «Cari amici - scrisse Bergoglio - vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me. Papa Francesco». Qualche volta è un pensiero spirituale, altre volte una riflessione legata a un evento di cronaca o internazionali, al santo del giorno, a una sua esperienza, a un viaggio. E pare proprio farlo molto volentieri. «Io penso - ha detto Becciu in un'intervista a Radio Vaticana - che il Papa sia cosciente di essere l'evangelizzatore, il primo missionario nel mondo. E quindi per lui tutti gli strumenti vanno bene: gli strumenti che possono portare la sua parola evangelizzatrice. Come dicevo prima, questo oggi è uno strumento quasi indispensabile, unico: non può farne a meno. Con gioia vedo che legge i tweet che deve pubblicare e li approva con grande entusiasmo».
Insomma, internet è uno strumento mai neutro ma assai potente, un contenitore che può essere riempito di ogni materiale, buono o fetido. E sta all'evangelizzatore e all'evangelizzato scegliere come usarlo. Come scrisse Bergoglio nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del gennaio 2014, «la rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell'affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali». E Bergoglio si attiene a questo dettato, a questo pensare la rete, e twitter in primis, come un amplificatore di umanità.
Ciò che lo spinge a metter da parte la sua naturale diffidenza nei confronti dei device elettronici: «Papa Francesco - dice Becciu a Radio Vaticana -è interessato. Vuole vedere, essere aggiornato, lo strumento lo legge». Ma con il computer «non gioca, non è familiare con queste nuove tecnologie». La messa è finita. In centoquaranta caratteri.
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