Coronavirus

Il club "esclusivo" tra gli otto Paesi più virtuosi Senza contagi via a turismo e accordi economici

Dall'Austria fino a Grecia e Danimarca: il "club dei migliori" ha in cantiere di coordinare scelte e protocolli per la ripartenza. La regia è israeliana

Il club "esclusivo" tra gli otto Paesi più virtuosi Senza contagi via a turismo e accordi economici

Londra. È stato soprannominato il club dei First Movers, i precursori che intendono correre in avanti lungo la strada della fase 2, quella della convivenza con il coronavirus. Senza aspettare gli altri, perché questi Paesi sono stati virtuosi e hanno saputo offrire una risposta efficace e tempestiva alla pandemia globale. E giocare d'anticipo può consentire di capitalizzare e raccogliere i frutti del lavoro svolto.

Australia, Austria, Danimarca, Grecia, Israele, Norvegia, Repubblica Ceca e Singapore, 8 stati che si sono incontrati virtualmente giovedì per discutere delle reciproche esperienze di contrasto al CV19 e delle politiche da adottare per il periodo di convivenza il virus. Al gruppo si può aggiungere anche la Nuova Zelanda, che condivide la buona gestione dell'emergenza e ha partecipato a un incontro preliminare ad aprile. È difficile fare dei confronti internazionali che siano significativi data la diversità delle realtà economiche, sociali, culturali di questi Paesi. A una sommaria vista d'insieme, tutti hanno registrato un numero di morti molto basso: Austria e Danimarca rispettivamente poco più di 600 e 500 morti, tutti gli altri meno di 300. Se ponderati per abitante, Vienna ha pianto 68 morti per milione di persone, Copenaghen 90. Se si considerano i morti in eccesso rispetto alla media storica dello stesso periodo, una misura che tiene conto anche degli effetti collaterali del CV19, l'Austria ne ha registrato il 13% in più, la Danimarca il 6%, Israele e Norvegia sono nella media degli anni passati (elaborazioni Financial Times).

Al di là delle molteplici ragioni che possono spiegare la risposta di questi Paesi alla crisi pandemica, la loro è una storia di successo. Che però non è stata raggiunta a costo zero e tutti hanno fretta di poter riattivare l'economia: a partire dal 18 maggio riapriranno in Danimarca anche i ristoranti e i bar. In Norvegia da inizio giugno. Naturale quindi che al centro dei colloqui dei First Movers, guidati dal leader austriaco Sebastian Kurz, vi sia innanzitutto la questione economica. La possibilità di riattivare il commercio e lo spostamento delle persone, nel rispetto di protocolli di sicurezza da condividere, è vitale. La Grecia, a fortissima vocazione turistica, sarebbe capofila nelle discussioni su turismo e trasporto aereo: creare corridoi preferenziali con i ricchi Paesi del centro e del nord Europa potrebbe quantomeno limitare i danni nel settore turistico. Una mossa che ricorda i colloqui tra Nuova Zelanda e Australia di cui questo giornale ha riferito mercoledì. Le trattative su monitoraggio digitale e gestione dei dati sarebbero guidate da Israele, che in settimana ha visto una sua start-up per il tracciamento dei trasporti acquistata da Intel per un miliardo di dollari. Un accordo finalizzato su Zoom.

Raggiungere un protocollo condiviso sarà fondamentale per lo scambio delle informazioni sulle persone in ingresso in un Paese e dovrebbe facilitare il recupero della fiducia tra Stati, merce scarsa dallo scoppio della pandemia.

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