Politica

Da Cofferati ai giornalisti pasdaran, se l'emergenza infetta lo stato di diritto

L'ex leader della Cgil propone di colpire gli anziani che non si vaccinano, Severgnini zittisce chi ha dubbi sulle dosi ai bimbi

Da Cofferati ai giornalisti pasdaran, se l'emergenza infetta lo stato di diritto

Dove comincia il green pass e dove finisce lo stato di diritto? E qual è il punto di equilibrio fra la Costituzione e lo stato d'emergenza? E diciamo stato d'emergenza, e non «di guerra», perché in guerra non si discuteva, come grazie a dio si fa ora, se e quando andare a sciare e in quanti possono entrare in una funivia...

Domande del genere hanno un loro senso, vista la china imboccata da alcuni pasdaran della tessera verde, l'ala dura e pura del «Chiudere tutto, chiudere sempre», fedelissimi alla linea unica medico-tecnica-governativa.

Solo nelle ultime ore: qualche esempio.

Uno. Mario Monti ha detto quel che ha detto: che servono «modalità meno democratiche nella somministrazione dell'informazione», cioè occorrono restrizioni alla libertà di espressione. Insomma, il senatore ha invocato - sfiorando il limite dell'eversione - un ministero della propaganda (o censura...).

Due. Sergio Cofferati, già leader del più grande sindacato italiano - non a caso detto «il Cinese» vista la propensione all'illiberalità - ha dichiarato che per convincere gli anziani a farsi il vaccino bisogna agire sulle «protezioni sociali»; cioè «qualche assistenza di cui godono va messa in discussione». Non vorremmo che la prossima proposta sia togliere una percentuale di pensione. Ottimo sistema per difendere i lavoratori.

Tre. Mentre Andrea Crisanti - medico e microbiologo - avanzava imbarazzati dubbi sulla vaccinazione per i minori («Vaccinare i bambini può essere un problema che deve essere esaminato», nulla di più), è stato platealmente interrotto da Beppe Severgnini, che non è né medico né virologo, al grido «Non in televisione, non in prima serata, Professore!». Fossimo in un regime - e non lo siamo... - un ottimo slogan sarebbe «Taci, il virus ti ascolta!».

Uno, due e tre. E sempre su La7, l'Agenzia Stefani del regime Covid-19. Sarà un caso...

Nota a margine: i giornalisti che conducevano le trasmissioni in cui sono state fatte le dichiarazioni non hanno mai controbattuto: o hanno taciuto (di fronte a Cofferati), o hanno fatto finta di nulla: Lilli Gruber davanti all'episodio Crisanti-Severgnini), o hanno apprezzato con un «Interessante, ci spieghi meglio» (Concita De Gregorio versus Mario Monti).

Non vogliamo essere né tranchant né guastafeste. Ma se il cittadino può e deve rinunciare alla libertà di movimento in nome di una emergenza, non si può e non si deve togliergli anche quella di pensiero.

Attenzione. Chiedere ogni misura possibile per contenere il virus è necessario. Valicare certi limiti pericoloso. I cittadini sono stanchi, le piazze agitate e i complottismi facili ad attecchire.

E poi: anni di furenti j'accuse contro i «regimi» mediatici e i «pieni poteri», e adesso tutti zitti se si restringono i diritti costituzionali e la libera informazione? Qualcosa non torna.

Quando perdiamo il diritto a dubitare, perdiamo il privilegio di essere liberi.

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