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"Il mio ufficio è qui": l'ultimo show della no vax Cunial

L'ex onorevole grillina, condannata a restare fuori dalla Camera perché si rifuta di esibire il green pass (semplice), ha improvvisato un campeggio nella piazza antistante con altri sodali no-mask, no-vax, no-green pass

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Manca il fornelletto a gas, la torcia e una chitarra per gli stornelli, poi il campeggio fuori da Montecitorio dell'on. Sara Cunial (ex M5S ora al Misto) sarebbe perfetto.

Il ritratto di un deputato "sfrattato" dal Parlamento è di certo potente, ma nell'accezione più avvilente del termine. Perché la Cunial sembra davvero una senzatetto, con un banchetto davanti "stile Puzzer", una sedia e dei cartelloni scritti con l'UniPosca con scritto "ufficio della parlamentare onorevole Sara Cunial".

Uno scenario che però, di onorevole, ha ben poco. Il teatro messo in piedi dalla no-vax, no-green pass, no-scienza deriva dalla decisione da parte del Presidente del Consiglio di giurisdizione della Camera, Alberto Losacco, che a fine novembre deliberò la totale mancanza di ragioni d'urgenza per sospendere la decisione dei deputati Questori, del 12 ottobre 2021, di chiedere il green pass a tutti i deputati, oltre che ai dipendenti ed a tutti coloro che accedono ai palazzi della Camera.

La Cunial chiese e ottenne una sospensiva cautelare dell'obbligo di presentare il pass, concessa dal presidente del consiglio d’appello di Montecitorio Andrea Colletti (altro ex grillino ora in Alternativa). Ma, giusto il tempo di pontificare l'ormai celebre sermone "Io vi perdono" dalle tribune riservate, che il Consiglio di giurisdizione, come previsto e prevedibile, l'aveva sfrattata definitivamente.

La Cunial, accompagnata da irriducibili come il consigliere regionale del Lazio Davide Barillari (altro espulso dai 5 Stelle, con cui lo scorso ottobre occupò gli uffici della Pisana per qualche ora per protestare contro il passaporto verde), e da qualche timido simpatizzante (tutti anche no-mask visto che non indossano la mascherina all'aperto in barba all'obbligo regionale, bensì solo, quando va bene, foulard o scaldacollo), ha spiegato così la sua ennesima trovata show: "Dal 15 ottobre mi è precluso entrare nel palazzo. Che è il mio luogo di lavoro, il mio luogo di rappresentanza istituzionale. Che è però precluso a chi non ha il Green pass. Per questo al momento io sono qui fuori, rimango coerente con la mia posizione".

Bisogna puntualizzare che i parlamentari, rispetto a molti comuni cittadini, beneficiano già di un certo "privilegio" poiché per accedere all'interno dei Palazzi è richiesto il green pass semplice, che può pertanto essere ottenuto anche tramite tampone negativo, e non quello rafforzato, e men che meno quello "mega" che si ottiene con la dose booster di vaccino.

Sara Cunial, poiché no-green pass, si rifiuta non solo di fare il vaccino, ma anche un test che le possa consentire di accedere in Aula con la certezza di essere negativa. Un punto chiave, questo, poiché il massimo dell'accessibilità, in un momento in cui tutti i cittadini (alcuni più altri meno) sono sottoposti a restrizioni, è in tal modo garantito anche gli onorevoli non vaccinati. E sarà un punto di discussione anche politico, perché tiene già banco, in vista della prossima elezione del Presidente della Repubblica (24 gennaio) la possibile decisione da parte del Governo di introdurre il super green pass come requisito minimo per poter votare. Un'eventualità su cui diversi esponenti politici, anche bipartisan (dal M5S a FdI, passando per la Lega) promettono battaglia, visto che rischierebbero di finire al freddo e al gelo.

In campeggio come Sara Cunial.

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