Il contagio è una bestia nera dei mercati finanziari. La Borsa di Milano ha perso il 2,76%, l'andamento peggiore in Europa, per effetto della grave crisi che sta colpendo la Turchia, la cui moneta continua a cadere con il dollaro. Si è deprezzata del 30% dall'inizio dell'anno, facendo temere il crac del sistema finanziario turco, con un danno rilevante per le banche europee che hanno investito in Turchia. Le più esposte sono quelle della Spagna con crediti di 83 miliardi, seguono le francesi con 40 e le italiane con 17. Le tre banche con rischio di perdite sono, rispettivamente la spagnola BBV, la francese BNP-Paribas e l'italiana Unicredit. La Turchia ha una inflazione a due cifre, attorno al 13%, dovuta alla sua sovra espansione monetaria mentre il bilancio ha un deficit del 2% che potrebbe crescere a causa dell'aumento vertiginoso del costo del finanziamento con debito pubblico che oramai ha luogo solo con titoli ad alto tasso della durata di 3-6 mesi. Ciò in quanto gli investitori temono l'insolvenza e comunque la perdita di valore del titolo dovuta all'inflazione e alla caduta del cambio, causata dal disavanzo della bilancia corrente dei pagamenti che è il 6% del Pil. Sino ad ora la bilancia turca con l'estero andava in pareggio con gli investimenti esteri. Ora non più. Eppure il debito pubblico della Turchia è solo il 43-45% del Pil e questo, nel 2018 cresce almeno del 2% dopo anni di crescita superiore al 5%. Ma gli investitori esteri fuggono dalla Turchia, spaventati dal fatto che il dittatore Erdogan si è impadronito di tutte le leve, compreso il controllo della Banca centrale, il cui governatore in base a una nuova legge non ha più un mandato pluriennale, può esser dimissionato da un giorno all'altro; al ministero dell'economia, Erdogan ha messo suo cognato. L'Italia meno esposta finanziariamente di Spagna e Francia, con la Turchia ha però un rischio di contagio elevato perché ha un alto debito pubblico e sembra intenzionata a fare nuovi deficit. Il nostro sistema bancario è migliorato, ma ha ancora sofferenze differenziali ed è oberato da titoli pubblici con uno spread anomalo. La manovra di finanza pubblica del nostro governo è resa più difficile dalla mina di una crisi turca, che potrebbe esplodere, generando una paura generale nei mercati.
In ogni caso, il dramma della Turchia, dovrebbe far capire come sia fragile e rischiosa la linea di imporre scelte politiche al ministro dell'Economia, come sia dannosa la linea di deviare dalle regole di garanzia istituzionale e come sia pericolosa quella della sovra espansione, sia essa di natura monetaria o di natura fiscale Lo è per la Turchia che ha un debito pubblico che è il 43-45% del Pil; lo è a fortiori per noi, che abbiamo un debito pubblico del 132% del Pil. I risparmiatori hanno il cuore di pecora e le gambe da gazzella, diceva Einaudi.
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