Coldiretti: "No alle armi con le risorse Pac"

Prandini: "Il cibo deve essere la priorità Ue per il peso sul Pil globale"

Coldiretti: "No alle armi con le risorse Pac"
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Il cibo come arma strategica, non carri e cannoni. È questo il messaggio che arriva dal Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione di Coldiretti, nel quale il presidente Ettore Prandini ha lanciato un avvertimento contro la proposta di destinare parte del bilancio comunitario 2025-2030 al riarmo dell'Europa. "Non possiamo accettare - ha detto - che le risorse degli agricoltori finanzino il settore bellico mentre si riducono i fondi per agricoltura e alimentazione. Il cibo è la vera arma strategica: garantisce coesione sociale, sviluppo economico e occupazione".

La Politica agricola comune (Pac), che nel 1980 rappresentava oltre il 70% del bilancio Ue, oggi pesa poco più del 14%. Una tendenza che, secondo Prandini, "mette a rischio la sicurezza alimentare europea e la sopravvivenza di milioni di aziende". Il messaggio trova eco nei dati dell'indagine Coldiretti-Censis, secondo cui il 76% degli italiani si oppone ai tagli alla Pac per finanziare le spese militari e il 70% difende la centralità del cibo come bene pubblico.

A denunciare la deriva tecnocratica dell'Unione europea è anche il segretario generale Vincenzo Gesmundo, che ha parlato di "progressivo indebolimento della linfa democratica" e di un'Europa "sempre più distante dai cittadini". "Se i popoli vanno da una parte e Bruxelles dall'altra - ha detto - significa che qualcosa non funziona. L'agricoltura non può più essere la variabile di compensazione delle politiche economiche: senza i contadini, in Europa non si governa".

Un invito al realismo che trova sponde anche nel governo. Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha ribadito come la sovranità alimentare debba restare una priorità strategica. "Serve una Pac forte, non tagliata. Il nostro governo ha triplicato le risorse agricole del Pnrr e varato il fondo Coltiva Italia con un miliardo di euro per sostenere le filiere più fragili. Abbiamo investito 15 miliardi in tre anni: non progetti, ma fatti", ha sottolineato. Lollobrigida ha anche richiamato la necessità di una visione europea coerente. "L'agricoltore è custode del territorio e della sicurezza alimentare. Se l'Unione vuole coesione e crescita, deve ripartire da qui, non dai carri armati", ha concluso.

Sul fronte energetico Prandini ha rilanciato la richiesta di costi sostenibili per garantire "cibo di qualità accessibile a tutti" e difendere le imprese "dalle devastanti oscillazioni dei prezzi". Una sfida che si lega al tema della competitività e alla transizione verde, oggi fortemente condizionata dal prezzo dell'energia.

Proprio su questo punto è intervenuto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, che ha denunciato la mancanza di un vero piano europeo di sicurezza energetica. "Per troppo tempo - ha spiegato - l'Europa ha affrontato la transizione in modo ideologico, senza una strategia comune. Ogni Paese procede da solo, mentre altri attori globali hanno già assicurato approvvigionamenti e logistica".

Descalzi ha definito il nucleare una soluzione

credibile per ridurre i costi e ha chiesto di non ostacolare i biocarburanti: "Possono tagliare le emissioni fino al 90%. Ma Bruxelles continua a preferire l'elettrico, dipendente da materie prime controllate dalla Cina".

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