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"Il Colle ha avocato la politica estera. L'anomalia è diventata normalità"

L'ex presidente del Senato Marcello Pera: "Limite superato". E Crosetto sul dl Ucraina: "Chiuso da settimane"

"Il Colle ha avocato la politica estera. L'anomalia è diventata normalità"
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"Qualcuno si è accorto che il capo dello Stato ha avocato a se la politica estera? Nessuno, ma è un'anomalia". Sorseggiando un caffè alla buvette del Senato Marcello Pera, professore, ex-presidente del Senato nonché seconda carica dello Stato ai tempi di Napolitano, complice l'aria natalizia che scioglie gli animi, rivolge questa domanda ai presenti prima di dissertare sullo stato delle nostre istituzioni. Non c'è polemica nelle sue parole, ma accademia e molta politica. Del resto Mattarella non si tira indietro sui temi internazionali: ha detto chiaro e tondo anche alla sinistra che senza le armi non c'è la deterrenza che assicura la pace, né c'è efficacia nella diplomazia. Sarà un "inedito" ma se ieri il ministro della Difesa Crosetto ha annunciato che "il decreto Ucraina è chiuso da settimane" un merito va pure alla "moral suasion" del Quirinale.

In tempi difficili l'"inedito" è vitale. Naturalmente c'è chi alza il sopracciglio come l'ex presidente del Senato. "E pensare - rimarca - che una volta il Capo dello Stato non poteva andare in giro se non accompagnato da un ministro o da un sottosegretario. Ora invece dice che Putin è come Hitler e scoppia il casino". Quello di Pera è uno sguardo alle nuove prassi che si trasformano "in riforme surrettizie". "Ormai - prosegue - l'organismo che decide la politica estera è il consiglio supremo di difesa. Una volta lì dentro c'erano i generali, ora invece i consiglieri del presidente. E nessuno dice niente. Invece se qualcuno parlasse ci sarebbe più attenzione a non superare i limiti visto che si tratta, appunto, di anomalie".

Anomalie che secondo l'ex presidente del Senato percorrono le nostre istituzioni. Secondo sorso al caffè e Pera affronta il tema dell'esame della legge di bilancio appena approvata a Palazzo Madama. "L'esame di questa legge - osserva - ha introdotto una sorta di monocameralismo. Sono anni, infatti, che nella realtà non si esamina in tutte e due i rami del Parlamento. Anche ieri è stata messa la fiducia senza che ci fosse stata la discussione generale. Anche qui siamo di fronte ad una di quelle riforme surrettizie perché in Parlamento nessuno conosce le regole. E io ci divento matto!".

Caffè finito. L'ex-presidente del Senato rivolge l'attenzione al referendum sulla giustizia e alla diatriba che si è aperta sulla data di svolgimento. "È chiaro - spiega - che la decisione dovrebbe spettare al governo ma al solito è diventata un elemento di divisione. Quello che colpisce è che in Inghilterra e in Germania nei tempi che noi impieghiamo a fare un referendum riescono ad indire le elezioni, a svolgerle e a fare un governo".

Il professore ha un filo di nostalgia per il passato e un giudizio severo sul presente. "Dite che qualcuno parla di elezioni - chiede - ma chi apre la crisi? Neppure Salvini. Poi c'è una generale che comanda le danze che porta il nome di pensione da parlamentare": per maturarla la legislatura deve durare almeno 4 anni e sei mesi.

La verità è che siamo in tempi di declino e pure al classe politica è declinata. I grillini di qui non li trovi neppure sui marciapiedi. Una volta venivi al Senato per ascoltare i discorsi. Io li facevo pubblicare. Oggi neppure uno sarebbe degno di pubblicazione". Auguri di buon Natale.

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