Colloqui in Vaticano, "niet" di Mosca

Lavrov boccia l'ipotesi: "Irrealistica". Zelensky rilancia: "La Svizzera è disponibile"

Colloqui in Vaticano, "niet" di Mosca
00:00 00:00

Le truppe di Mosca avanzano negli oblast di Kharkiv e Donetsk, mettono il Dnipropetrovsk nel mirino, bombardano Zaporizhzhia e Odessa, provocano Varsavia scorazzando nei cieli polacchi con i micidiali Sukoi-24, e liberano l'ultimo lembo di Kursk occupato. Senza dimenticare che ieri Putin ha ribadito che la Russia deve rafforzare la sua posizione sul mercato globale delle armi. Il conflitto in poche parole sorride a Mosca, che accelera le manovre militari, fomenta nazioni che non sono in guerra, e rallenta di conseguenza il secondo ciclo di negoziati (dopo il mezzo flop di Istanbul) facendo leva sull'abilità dialettica di Lavrov e Peskov.

Dal Cremlino nessuno nega la possibilità di incontri, ma i tempi non sarebbero maturi. Il titolare del dicastero degli Esteri, che comunque consegnerà a Kiev una nuova bozza sulla risoluzione della crisi al termine dello scambio dei prigionieri, ne fa persino una questione religiosa: «Immaginare il Vaticano come sede di negoziati, è un po' inelegante. Difficile che Paesi ortodossi possano trovarsi su un territori cattolico a discutere di questioni così delicate». Lavrov quindi tira in ballo gli Usa, sottolineando che «il sostegno di Washington e occidentale a Kiev non sarà eterno». Il capo della diplomazia di Mosca è poi tornato a porre come condizione la destituzione di Zelensky, chiamando il suo governo «junta», termine che in russo indica i regimi dittatoriali del Sudamerica. «Sul territorio ucraino milioni di persone parlano russo, e metterle sotto la junta che glielo vieta sarebbe un grande crimine». Gli fa eco Peskov, portavoce di Putin, che non solo nega qualsiasi decisione su una prossima piattaforma negoziale, ma neppure si sbilancia sulla sede che la ospiterà. «È una decisione che richiede il consenso delle due parti. Quando arriverà il momento non ci saranno ostacoli». Peskov ha anche commentato l'intenzione del Consiglio europeo di privare l'Ungheria del diritto di voto: «La linea dell'Ue si sta scontrando con alcuni Paesi che sono favorevoli a una politica più indipendente e sovrana».

Proprio quell'Europa criticata dal Cremlino sta tentando tutte le strade possibili per mettere Putin e Zelensky attorno a un tavolo. Ieri ne ha parlato il cancelliere tedesco Merz nel corso di un colloquio telefonico con il presidente cinese Xi, chiedendo di sostenere gli sforzi «per un rapido cessate il fuoco». In una nota della presidenza di Pechino si legge «la seria intenzione» a collaborare, perché «un contesto politico stabile è garanzia importante per la cooperazione tra Cina e Ue». Nonostante lo scetticismo di Lavrov, il Vaticano, per voce dei cardinali Parolin e Zuppi, ribadisce la volontà di essere sede ospitante, anche se al momento non sono arrivati segnali di apertura su un possibile incontro a giugno. Si mette in gioco anche la Svizzera, offrendo Berna e Zurigo come future sedi di trattative.

Ne ha parlato il capo dell'Ufficio presidenziale ucraino Yermak dopo un summit con l'ambasciatore elvetico Lachinger. Tuttavia Putin non considera più la Svizzera un Paese neutrale. Il ministro degli Esteri ucraino Sybiga non esclude invece un summit Zelensky-Putin allargato ad altri attori, ma organizzato da Kiev.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica