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Dal Colosseo agli Uffizi la bellezza disprezzata

Dal Colosseo agli Uffizi la bellezza disprezzata

Se un camionista, facendo una manovra azzardata, danneggia in modo significativo una colonna del Corridoio Vasariano a Firenze, come è accaduto ieri, non è un fatto di per sé drammatico. Lo diventa se è soltanto l'ultimo di una lunghissima serie di incidenti, sfregi, vandalismi, goliardie, saccheggi, furti e colpevoli manomissioni, che hanno una cadenza quotidiana, sebbene non arrivino alle cronache nazionali.

L'Italia è il paese per antonomasia dell'arte: abbiamo la legislazione sul patrimonio più antica e articolata al mondo (il Codice dei Beni Culturali del 2004, che è legge vigente, consolida un'attenzione normativa sui monumenti e sui manufatti artistici che era già presente nella Legge Bottai del 1939, nella Legge Rosadi-Rava del 1909, nella Legge Nasi del 1902, fino ad alcune indicazioni dello Statuto Albertino del 1848); abbiamo le forze dell'ordine più numerose e organizzate del pianeta, che combattono furti e illegalità nell'arte (i circa 300 ufficiali del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, attivi dal 1969, lavorano in sinergia con Interpol, Polizia Postale, Ufficio Frodi, Ufficio Dogane, Guardia di Finanza, Nucleo di Polizia Tributaria); abbiamo musei, come il Museo Egizio di Torino, all'avanguardia nelle mostre e nelle collaborazioni internazionali, come con l'Hermitage di San Pietroburgo in Russia, con il Shanxi Museum di Taiyuan in Cina, con il Museo di Archeologia Pointe-à-Callière di Montréal in Canada.

Eppure, nonostante queste preminenze che ci dovrebbero rendere il paese più accudente le ricchezze artistiche, il patrimonio italiano ha pochissima sorveglianza. Lo dicono i numeri, prima delle cronache: mentre il camionista che lede il Corridoio Vasariano, o il turista americano che ruba un pezzo del Colosseo (26 dicembre) o l'ubriaco che infila la scalinata di Trinità dei Monti con l'auto guastando alcuni scalini (9 dicembre), sono casi che arrivano alla ribalta per il prestigio del luogo ove è avvenuto il danno, non prendono mai una riga di attenzione pubblica i bollettini delle opere d'arte trafugate che ogni anno i Carabinieri pubblicano, elencando centinaia di capolavori o antichità in mano alla criminalità o a mercanti di frodo; non vengono mai evidenziati i continui atti di vandalismo che colpiscono cattedrali, chiese, abbazie, collezioni, oppure gli sfregi ai palazzi storici, di cui Bologna, ad esempio, è capitale: l'Accademia di Belle Arti, i Palazzi Bianconcini, Gnudi, Grassi, il complesso della Chiesa di Sant'Ignazio e Noviziato dei Gesuiti, dove c'è la Pinacoteca Nazionale, sono costantemente imbrattati.

L'Italia non può essere trasformata in un museo inaccessibile e intoccabile per paura dello sfregio o del danno. Però la protezione del patrimonio, dai capolavori più importanti alla pala d'altare più nuda e indifesa, è la prima forma di cura e di tutela. Non lo dice soltanto la Costituzione (art.9 e art.117). Lo dice la natura: una madre accudisce un figlio anzitutto proteggendolo, impedendo che gli venga fatto del male. Monitoraggi, videocamere di sorveglianza, tecnologie avanzate di deterrenza, e soprattutto pene severissime, implacabili, sono elementi imprescindibili. La Francia è al 1° posto per turismo mondiale, poi arrivano Usa, Spagna e Cina. Infine, quinta, l'Italia.

Uno dei motivi è che possiede un patrimonio incredibile, ma spesso lo gestisce come una festa di paese gestisce gli abiti usati di carnevale.

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