É Lara Comi, europarlamentare uscente di Forza Italia, il bersaglio principale dell'inchiesta della Procura di Milano che dal 7 maggio ha investito il mondo della politica in Lombardia. L'andamento degli interrogatori conferma che il pool di magistrati che lavora all'inchiesta ha al primo posto della propria agenda scavare a fondo nel ruolo della Comi, interrogando tutti coloro che nel corso degli ultimi anni hanno avuto rapporti con lei. Risultato: alla prima accusa di finanziamento illecito se n'è aggiunta una seconda di concorso in corruzione e poi una terza di truffa all'Unione europea. Se la Comi, che alle elezioni del 26 maggio è arrivata seconda alle spalle di Berlusconi, non riuscisse a subentrare al Cavaliere nel seggio europeo la Procura potrebbe chiedere nei suoi confronti una misura cautelare.
L'ultima accusa nasce dall'interrogatorio del giornalista varesino Andrea Aliverti, collaboratore del quotidiano La Prealpina, che la Procura accusa di avere scritto alcuni articoli su ordinazione di Rino Caianiello, ex coordinatore di Forza Italia, in carcere per associazione a delinquere. Aliverti collaborava con la Comi come addetto stampa, stipendio mille euro al mese, rimborsati dall'Europarlamento. Avrebbe dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l'obbligo di restituirne duemila a Forza Italia per pagare le spese della sede.
«L'onorevole Comi - si legge in un comunicato - smentisce di essere a conoscenza dell'accordo che il giornalista avrebbe raggiunto con Carmine Gorrasi, membro del direttivo provinciale del partito». L'incremento dello stipendio, dice la Comi, fu dovuto per l'aumento «di prestazioni dettagliatamente indicate al Parlamento e dallo stesso effettivamente svolte e documentabili».
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