Più del povero de Magistris, la cui triste parabola suscita in fondo la compassione dei Robespierre che finiscono a loro volta sulla ghigliottina, i veri protagonisti delle cronache di questi giorni sono quelli che oggi lo vogliono vedere morto: in prima fila i suoi ex colleghi, i Casson, gli Ingroia, gente che come lui ha ritenuto che la gloria conquistata con la toga si potesse usare per fare politica, e che adesso lo invitano senza complimenti a togliere il disturbo. E ancora più degli ex giudici rifulgono i moralisti in servizio permanente, quelli che ieri hanno cantato la gloria delle sue inchieste e oggi lo sfottono senza pietà. Lui, de Magistris, in fondo è un tapino afflitto da un ego fuori luogo. Ma quelli che l'hanno eletto a salvatore della patria per quattro inchieste che puzzavano di patacca lontano un miglio, oggi sono i più crudeli nello scaricarlo.
E la ciliegina di questa commedia è che tutto passi per la legge Severino, votata da un Parlamento in stato confusionale, applaudita da chi l'ha vista come il grimaldello per rispedire Berlusconi a casa, e di cui solo ora ci si accorge che trasforma i sospetti in colpevoli, e viene - unica sanzione al mondo - applicata retroattivamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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