il commento 2

di Ci risiamo, largo Fochetti è di nuovo infestato da un puzzo di moralismo sinistro. Archiviati i draghi e le vergini del processo fuffa, questa volta La Repubblica s'inventa la «sindrome P come Pirellone» a proposito della vicenda giudiziaria che investe Roberto Maroni. Al centro ci sono raccomandazioni e «mille baci» via sms che potrebbero costare al presidente scelto democraticamente dai lombardi una condanna per concussione e magari una sospensione per effetto della legge Severino. La tesi è che la «sindrome» colpisca chiunque ricopra l'incarico di presidente della Lombardia, rapito dall'illusione di poter strafare ad libitum . Come se godesse di una licenza a confezionare «maneggi e raccomandazioni». Senza contraddire gli esimi commentatori, la P della sindrome diagnosticata richiama piuttosto la parola «potere». Si sa, il potere corrompe anche i santi. Lo dimostra l'inchiesta capitolina: il potere corrompe persino il nerbo sano della coscienza civile del Paese. Cioè, la sinistra. Ora, la «sindrome P» attribuita a Maroni sembra la spia di una diversa patologia, nota come SMA, Sindrome delle Mutande Altrui. È un morbo difficile da estirpare. La montagna della maxi inchiesta che doveva affondare il bisturi nella massa putrescente delle presunte tangenti alla Lega, nel mezzo di scandali italo-indiani, ha partorito un topolino: la morbosa autopsia dei love affairs maroniani, tra gelosie da cortile, spintarelle per trasferte nipponiche mai compiute, croissant al mattino e camomille alla sera. È la Sindrome delle Mutande Altrui, la smania di ficcare il naso negli affari altrui per dimenticare i propri. Dalle carte si desume una «relazione affettiva» tra due persone che lavorano insieme dal 2008, incroyable . E intanto emerge il disagio della Paturzo, laurea in Lingue e dottorato alla Sorbona, che alla mamma confida di essere stanca di essere legata a una persona per poter lavorare. Del resto, il fatto che la donna sia stata segnalata non implica di per sé che la stessa sia incapace o inetta. La questione è un'altra: se questi contratti legalmente assegnati sono troppi e inutili, se lasciano eccessiva discrezionalità a chi comanda, si discuta di questo e si cambino le regole.

Evidenziare che la Paturzo è «bionda e affascinante» è un giochino sessista. I maschietti, che ottengono gli stessi incarichi senza gare pubbliche, non destano pari interesse. Saranno pure privi di fascino, ma sempre raccomandati sono.

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