L'Unione Europea è pronta a presentare il conto al Cremlino dopo il riconoscimento del Donbass da parte Putin. Josep Borrell, Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri, ha riferito «di una gamma senza precedenti di sanzioni economiche, finanziarie e di controllo delle esportazioni che creerà un impatto massimo sull'economia russa e sul suo sistema finanziario». Le misure verranno presentate nel corso del vertice straordinario dell'Ue in videoconferenza, ma ha anche affermato che «c'è la possibilità» che si tenga un «Consiglio straordinario degli Affari Esteri Ue a Kiev». Borrell ha definito la Russia di Putin «la più grande minaccia per la stabilità europea dopo la Seconda guerra mondiale» e ha ventilato coercizioni anche nei confronti della Bielorussia se permetterà a Putin di invadere l'Ucraina dai suoi confini.
Bruxelles però, al momento, non ha una visione univoca, soprattutto sulle questioni inerenti all'energia. È un terreno scivoloso, che avrebbe un impatto forte su diversi paesi, tra i quali l'Italia. A rischio non c'è solo la prosecuzione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 che unirà Russia e Germania, ma anche il futuro di altre aziende. Ad esempio, la britannica Bp possiede il 20% della compagnia petrolifera russa Rosneft, e la Shell ha affiancato l'americana Exxon nell'esplorazione di gas e petrolio al largo dell'isola di Sachalin. Germania e Italia sono contrarie a coinvolgere il sistema di approvvigionamento del gas, che ha già subìto pesanti effetti sul prezzo a causa delle tensioni nell'est d'Europa. Ciascuno dei due Paesi ha i propri interessi da difendere: Berlino vorrebbe preservare il gasdotto Nord Stream 2, mentre l'Italia è in difficoltà per la grande dipendenza dalle forniture russe. «Sul tema sanzioni, l'Italia è allineata alla Ue, ma queste non devono comprendere l'energia», aveva spiegato venerdì Mario Draghi. Se gli scarponi degli uomini del «Suchoputnye Vojska» dovessero mai toccare il suolo ucraino dopo l'avvenuto riconoscimento del Donbass, anche gli Stati Uniti reagiranno colpendo il profilo economico e finanziario della Russia. Biden ha lasciato intendere di essere pronto a escludere Mosca dal principale circuito di pagamenti internazionale lo Swift, che elabora i protocolli per la trasmissione dei messaggi riguardanti transazioni finanziarie e ordini di pagamento su scala globale. Al Cremlino sanno bene che cosa provocherebbe essere banditi dallo Swift. Il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha parlato di uno scenario che provocherebbe «un tracollo del Pil e una massiccia fuga di capitali. Ma è un'arma a doppio taglio e gli Usa sanno che si tratta di una mossa che provocherebbe problemi sistemici agli alleati europei. Così facendo affonderemo tutti». Una simile sanzione metterebbe infatti a rischio la restituzione, da parte dei russi, di miliardi di dollari che gli europei hanno dato in prestito. Washington valuta anche un insieme di sanzioni commerciali, lavorando allo stop del trasferimento di tecnologie verso le industrie russe. Sono inclusi i settori dell'intelligenza artificiale, dell'aviazione civile e dell'aerospazio. Lo stop all'export potrebbe anche riguardare videogiochi, tablet e smartphone. Altro segmento riguarda le misure individuali, destinate a frenare la libera circolazione in Europa e negli Stati Uniti di politici e uomini d'affari e di enti parastatali accomunati dalla vicinanza a Putin.
Nella black list figurano pezzi da novanta come Viktor Vekselberg, proprietario e presidente della Renova Group, Suleiman Kerimov e Andrei Akimov, eminenze grige di Gazprom, e Aleksandr Torshin, vicegovernatore della banca centrale di Mosca. In tutto questo Pechino non vede l'ora di soccorrere Putin con ingenti prestiti di denaro per ottenere una maggior influenza su Mosca.
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