
Roma - Una lunga giornata di trattative a distanza e una forte accelerazione verso il via libera alla grande operazione immobiliare nell'area di Tor di Valle contenente anche lo stadio della Roma. E, alla fine, l'accordo è stato raggiunto. Almeno un primo accordo, tenendo presente che da superare c'è sempre il vincolo della sovrintendenza sull'ippodromo di Tor di Valle. La sindaca Virginia Raggi e il gruppo del costruttore Luca Parnasi hanno tuttavia trovato un punto in comune sulla proposta della prima cittadina di dimezzare le cubature, che scenderanno a 500 mila metri cubi. L'incognita è adesso legata anche alla riduzione delle opere pubbliche collegate allo stadio che potrebbe portare a una nuova conferenza dei servizi e quindi a un ulteriore allungamento delle procedure per l'inizio dei lavori.
Una giornata difficile, quella di ieri. Con l'ingresso del Campidoglio transennato, due blindati della polizia a calmare i bollenti spiriti. In piazza alcune decine di tifosi della Roma con lo striscione «Sì allo stadio - Basta melina», sommersi dai fotografi, supporter identificati dalla Digos in quanto il raduno non era stato autorizzato. Si presenta così la piazza in attesa dell'incontro tra gli amministratori grillini e i proponenti del progetto stadio della Roma, un summit al quale Virginia Raggi rischia di dare forfait a causa di un malore, ma al quale si presenta in extremis. «Ho lasciato l'ospedale. Sto bene! Grazie a tutti per l'affetto. Ora sono in Campidoglio a lavorare per la città!».
L'atmosfera è ricca di tensione. La scelta è di quelle su cui il Movimento 5 Stelle si gioca molto, visto che si muove su un filo sottile tra pressioni esterne, promesse da campagna elettorale e divisioni interne tra aperturisti e duri e puri. La linea è: sì allo stadio, no alle speculazioni. La Raggi nei giorni scorsi ha ribadito che il progetto così com'è non va bene. «Ci siamo trovati con un progetto con una eccedenza di edificazione del 70% rispetto a quanto previsto dal piano regolatore generale». Un piano che prevedeva 977mila metri cubi di cemento su un'area di 350 mila metri quadrati, con lo stadio della Roma che avrebbe pesato solo per il 16%.
La base del movimento è in rivolta e chiede di fermare il progetto. Beppe Grillo è possibilista, mentre sul progetto nei giorni scorsi è saltata la poltrona dell'assessore Paolo Berdini, convinto che l'operazione sia soltanto «nell'interesse di coloro che propongono l'impianto».
Il 2 febbraio scorso è arrivato il parere «non favorevole» di Roma Capitale sul progetto. Una chiusura, comunque, non definitiva.
E così dopo un rinvio e un lungo confronto interno al movimento che prosegue per tutta la giornata, il direttore generale dell'As Roma Mauro Baldissoni, il costruttore Luca Parnasi e Simone Contasta project manager di Parsitalia alle 21 entrano in Campidoglio. Dopo un'ora, la «svolta». Ma il «caso» non è chiuso.