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Alle comunali una sfida tra "alleati" di governo. Il centrodestra è in pole

Prime amministrative con le larghe intese. Ancora non c'è la data: si pensa al 3 ottobre

Alle comunali una sfida tra "alleati" di governo. Il centrodestra è in pole

D ai voti locali diventati referendum sui leader nazionali a questa strana campagna elettorale in tempo di larghe intese. Se negli ultimi tre anni ogni elezione è stata caricata di significati politici che andavano ben al di là delle dinamiche del territorio, adesso il turno delle amministrative di ottobre vedrà fronteggiarsi nelle città due blocchi che convivono nello stesso governo. Se si esclude Fratelli d'Italia, saranno in campo il centrodestra governativo da un lato - con la Lega e Forza Italia - e i giallorossi dall'altro. M5s e Pd, nelle grandi città, partiranno insieme a Napoli e Bologna, ma sono pronti a convergere negli altri ballottaggi. Mentre Fdi, all'opposizione di Mario Draghi, si schiera al fianco degli alleati storici in tutti i comuni importanti al voto tra poco più di due mesi. Non c'è ancora una data ufficiale, ma si dovrebbe votare il 3 e il 4 ottobre. È questa la mediazione raggiunta nel Consiglio dei ministri di giovedì. Una via di mezzo tra le richieste del centrodestra - che avrebbe preferito le urne il 10 e l'11 ottobre - e quelle del centrosinistra, orientato per il 26 e il 27 settembre. Il voto nella prima domenica di ottobre consentirà di presentare le liste entro la fine di agosto. Protesta ancora Fratelli d'Italia. Con la leader Giorgia Meloni che considera la decisione del 3 ottobre come «l'ennesimo insulto al confronto democratico».

Il centrodestra comunque vede il traguardo del 3 a 2. Stando ai sondaggi sulle cinque grandi città che saranno chiamate alle urne, la coalizione formata da Carroccio, Fi e Fdi è avanti a Milano, Roma e Torino. A Napoli e Bologna potrebbero spuntarla i giallorossi uniti. Sorprendono i primi dati sul capoluogo lombardo. Dove al primo turno Luca Bernardo, il pediatra sostenuto dal centrodestra, è in leggero vantaggio sull'uscente Beppe Sala. Nella Capitale Enrico Michetti viene quotato stabilmente sopra il 30% dei voti. Sfida fratricida tra grillini e Pd per il secondo posto. Con l'uscente Virginia Raggi che rischia di giocarsela al ballottaggio. Non è escluso infatti che possa superare di poco l'ex ministro dell'Economia del Pd Roberto Gualtieri. A Roma Michetti nel pomeriggio di giovedì ha abbandonato il confronto tra i candidati sindaci, irritato dai battibecchi tra gli altri tre contendenti, Raggi, Gualtieri e Carlo Calenda. Mentre a Torino è in partita il candidato del centrodestra Paolo Damilano, che potrebbe conquistare la città, passata dal Pd al M5s nel 2016. Da segnalare una notizia: Damilano sarà appoggiato da Marco Calgaro, ex vicesindaco del Pd Sergio Chiamparino dal 2001 al 2006, già deputato della Margherita. Calgaro sta lavorando a una lista di ispirazione liberaldemocratica.

Al netto delle dinamiche locali, il voto di ottobre darà un'indicazione su quale dei due schieramenti sia stato avvantaggiato dal sostegno a Draghi. La performance della Raggi, mal sopportata da Conte, sarà un indicatore per capire se può ancora esistere un M5s oltre destra e sinistra.

E un tris del centrodestra metterebbe subito il segretario del Pd Enrico Letta nel mirino della minoranza interna ex renziana.

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