«Condannate quei medici per omicidio»

Lo sfogo dei parenti della paziente uccisa in sala operatoria per un «errore». Un segreto svelato da un audio

In questa brutta storia, dove tutti si muovono in maniera scomposta e hanno tanto (ma tanto) da farsi perdonare, la famiglia dell'ultima vittima della malasanità lucana spicca per dignità di comportamento. Finora nessuna frase sopra le righe, nonostante i cari della signora Elisa, 71 anni, di Cosenza, morta sotto i ferri nel reparto Cardiochirurgia dell'ospedale San Carlo di Potenza per uno scellerato «errore professionale», avrebbero tutte le ragioni per inveire contro chi prima ha «ucciso» la paziente e poi ha brigato per coprire le responsabilità. «È proprio quest'ultimo aspetto della vicenda che ci ha lasciati più sconvolti - si sfoga telefonando al Giornale una stretta parente della signora Elisa -. Quei medici, dopo aver intaccato l'aorta hanno cambiato le carte in tavola, disponendo il ricovero in rianimazione quando ormai la paziente era morta. Il tutto per alleggerire la propria posizione. A noi hanno sempre parlato di “complicanze post operatorie“, mentre il fattaccio era avvenuto durate l'intervento. E non avremmo mai saputo la verità, se non fosse arrivata prima una denuncia anonima e poi la registrazione choc del chirurgo che ha confessato di essere stato complice di una “deliberata uccisione“. Abbiamo fiducia nella giustizia. Non cerchiamo vendette, ma chi ha ammazzato una donna cercando poi di falsificare i fatti meriterebbe di essere condannato per omicidio».

Al momento invece, sul fronte giudiziario, non risultano ancora indagati. Ma potrebbe essere solo questione di ore. Intanto prima della Procura si è mossa l'azienda ospedaliera, sospendendo l'intera équipe medica protagonista della scellerata operazione. Ieri nel capoluogo lucano sono arrivati anche gli ispettori inviati dal ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, che ha commentato: «È una situazione molto complicata, non mi esprimo adesso, preferisco avere delle risultanze dalle indagini».

Parla invece a ruota libera Flavia Franconi, assessore alla Salute Regione Basilicata: «Abbiamo chiesto che il direttore generale facesse un'inchiesta interna e ieri la Regione ha nominato una commissione che sta lavorando insieme agli ispettori del ministero. Appena avremo le risultanze di questa inchiesta prenderemo tutti i provvedimenti del caso». Ignorando forse che dei provvedimenti sono - forse a sua insaputa - già stati presi. «Che tempi si prevedono?», le viene chiesto. E la Franconi: «Massimo quarantacinque giorni».

Altra domanda: «Ci sono sospetti che possa essere avvenuto qualcosa di simile in altre occasioni?». E l'assessore: «Noi non abbiamo notizie di questo tipo, ma appena risolto questo problema andremo avanti e cercheremo di indagare. Devo dire però che la classe sanitaria della regione ha operato bene in questi anni».

Parole che, alla luce di quanto accaduto a Potenza, suonano quantomai inopportune.

Il 28 giugno 2013 Elisa, 71 anni, si sottopone a un intervento di sostituzione di una valvola cardiaca

Viene

recisa l'aorta. La donna muore. Poi ricoverata in rianimazione per simulare una complicanza post operatoria

Il giornale online Basilicata24 pubblica una registrazione in cui un chirurgo confessa: «Abbiamo ucciso una paziente»

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