Guerra in Ucraina

Le condizioni dello Zar: lasciatemi il Donbass più Mariupol e Crimea. E rinuncio a Odessa

"Eliminati" i fedelissimi Beseda e Surkov, teorici del trionfo facile. I nuovi obiettivi

Le condizioni dello Zar: lasciatemi il Donbass più Mariupol e Crimea. E rinuncio a Odessa

Ora una fine s'intravvede. Non è dietro l'angolo e costerà molte altre vite, ma prenderà forma se Vladimir Putin potrà rivendicare la riconquista di tutti i territori delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk ancora in mano ucraine. Certo pace e guerra, si fanno in due. E a volte anche in tre. Dunque va capito se il possibile obbiettivo finale, abbozzato dal presidente russo durante l'incontro di ieri con l'omologo bielorusso Alexander Lukashenko, sia accettabile anche per Kiev e gli alleati di Washington. La novità è, però, indiscutibile. Per la prima volta in 48 giorni di guerra Putin tralascia gli accenni alla necessità di «denazificare» l'Ucraina, ovvero rimuovere Volodymyr Zelensky e il suo governo, per concentrarsi su obbiettivi molto più limitati sintetizzati nell'«aiutare la gente del Donbass». Mosca, insomma, potrebbe avviare negoziati non appena terminata la conquista delle città di Sloviansk e Kramatorsk nell'oblast di Donesk e di quella Slevierdonetsk nell'oblast di Lugansk. Sloviansk, Kramatorsk e Slevierdonetsk sono - assieme alla martoriata Mariupol - le città su cui si va chiudendo in queste ore la morsa delle unità russe posizionate sul quadrante nord orientale di Izrum e di quelle in movimento dai territori del Donbass, a Sud e ad Est.

Ma perché ridimensionare la portata dell'Operazione Speciale? Per capirlo bisogna guardare non solo al costo delle sanzioni e alle dolorose perdite subite sul campo di battaglia, ma anche al deciso «repulisti» in corso a Mosca dove stanno cadendo da giorni, le teste di tutti quei fedelissimi a cui Putin aveva delegato la gestione del dossier Ucraina. Fedelissimi pronti, pur di compiacerlo, a sottostimare le capacità di Kiev e a promettere successi facili e veloci quanto quello della Crimea nel 2014. Non a caso si sussurra dell'arresto di Sergei Beseda, il responsabile del Quinto Direttorio dei servizi segreti dell'Fsb responsabile degli affari ucraini. E in carcere, o agli arresti domiciliari, sarebbe anche l'ex-eminenza grigia Vladislav Surkov, inventore a suo tempo del concetto di «democrazia gestita» e consigliere sull'Ucraina dal 2014 fino al 2020. Preso in mano il dossier Kiev e resosi conto degli errori Putin si sarebbe imposto il duplice obbiettivo di una vittoria minimamente accettabile e di una rapida via d'uscita da un'operazione capace di compromettere non solo la stabilità della Russia, ma il suo stesso potere. Proprio per questo il bottino potrebbe limitarsi agli oblast di Donetsk e Lugansk e al corridoio che congiunge Mariupol con i territori della Crimea. Un bottino da scambiare con i territori già conquistati intorno a Kherson e a Kharkiv. Mosca rinuncerebbe, insomma, sia alla presa di Odessa, sia di quei territori a Est del fiume Dniepr considerati indispensabili inizialmente per creare una zona cuscinetto con l'Ucraina filo occidentale e rivendicare la riconquista dell'originaria Novorossya zarista.

Una rinuncia imposta anche dalla consapevolezza che il controllo di quei territori richiederebbe il dispiegamento di decine di migliaia di soldati impegnati in uno sfiancante conflitto a bassa intensità con delle forze insurrezionali fedeli a Kiev e armate dalla Nato. In cambio di queste rinunce la Russia chiederà il riconoscimento della piena sovranità russa su Crimea, Lugansk e Donetsk. Un obbiettivo che Zelensky e gli alleati della Nato potrebbero però non concedergli. Secondo le stime dell'intelligence statunitense Mosca ha perduto a oggi il 15% della sua forza combattente e dovrà affrontare l'offensiva nel Donbass senza alcuni dei suoi reparti migliori. Dunque l'esito dei negoziati dipenderà dall'esito delle prossime battaglie. Se l'esercito russo riuscirà a dare incisività alla propria superiorità numerica avanzando più velocemente di quanto non abbia fatto a Mariupol e dintorni, Kiev e Washington potrebbero decidere di chiudere la partita.

Se l'avanzata russa resterà lenta e faticosa qualcuno potrebbe convincere Zelensky che l'obbiettivo più allettante non è una pace imminente, ma un nemico in ginocchio.

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