A circa due mesi dalla sentenza di primo grado una Corte d'appello di Mosca ha confermato la condanna a nove anni di reclusione per la cestista americana Brittney Griner, riconosciuta colpevole di possesso di stupefacenti e in carcere in Russia da quando, nel febbraio scorso, fu arrestata all'aeroporto Sheremetevo della capitale dopo che la polizia aveva trovato nel suo bagaglio sigarette elettroniche con ricariche contenenti olio di hashish (0,72 grammi, come ha precisato in aula il suo avvocato in aula).
La star delle Phoenix Mercury, due volte campionessa olimpica, doveva giocare nel campionato russo nelle fila di una squadra di Ekaterinburg durante la pausa del Wnba, e al processo si è dichiarata colpevole di traffico di droga, aggiungendo che non aveva intenzione di «violare la legge». «Griner continuerà ad essere ingiustamente detenuta in circostanze intollerabili dopo un altro processo farsa», ha commentato il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, precisando che Joe Biden è stato «molto chiaro nel dire che dovrebbe essere rilasciata immediatamente». Il presidente, ha aggiunto, ha dimostrato «di essere disposto a fare di tutto e a prendere decisioni difficili per riportare a casa gli americani». Sullivan ha assicurato poi che l'amministrazione ha «continuato ad impegnarsi con la Russia attraverso ogni canale disponibile e a fare ogni sforzo per portare a casa Brittney, come pure per sostenere altri americani detenuti nel Paese». Per il segretario di stato Usa Antony Blinken, quanto avvenuto ieri «è un altro fallimento della giustizia»: Mosca «sta detenendo ingiustamente Brittney, e il suo rilascio è la nostra priorità». L'amministrazione Biden e il governo di Vladimir Putin si sono impegnati in negoziati segreti su un possibile scambio di prigionieri e già a giugno Washington ha offerto uno scambio che coinvolgeva Griner, ma i funzionari del Cremlino hanno affermato che era prematuro discutere di un accordo fino a quando il processo giudiziario non avesse fatto il suo corso. Con la decisione di ieri, la migliore speranza di libertà della campionessa di basket dipende probabilmente dall'esito dei delicati colloqui tra Stati Uniti e Russia. Intanto un gruppo di democratici liberal sta incalzando il Comandante in Capo chiedendo di cambiare strategia sull'Ucraina e impegnarsi in negoziati diretti con Putin. In una lettera 30 deputati - tra cui le quattro ultra-progressiste conosciute come la «Squad», Alexandria Ocasio-Cortez, Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Ayanna Pressley - hanno scritto che «data la distruzione creata da questa guerra, nonché il rischio di un'escalation catastrofica, crediamo sia nell'interesse dell'Ucraina, degli Stati Uniti e del mondo evitare un conflitto prolungato. Vi esortiamo ad abbinare il supporto militare ed economico che gli Usa hanno fornito a Kiev con una spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per un cessate il fuoco». Poi, a sera, la retromarcia imbarazzante. «La lettera era stata redatta alcuni mesi fa ma sfortunatamente è stata diffusa dallo staff senza essere valutata».
Tra i repubblicani, invece, il leader del Grand Old Party alla Camera, Kevin McCarthy, ha espresso il crescente scetticismo del suo partito sul sostegno finanziario a Kiev, avvertendo che se conquisteranno la maggioranza alle elezioni di Midterm non ci saranno «assegni in bianco» all'Ucraina. McCarthy, molto vicino all'ex presidente Donald Trump, è in lizza per diventare speaker della Camera in caso di vittoria Gop (ruolo attualmente ricoperto dalla dem Nancy Pelosi), e ha spiegato che con la recessione in arrivo, gli americani saranno assai meno disposti a fornire aiuti illimitati a Zelensky.
Dal Vecchio Continente, invece, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto a Papa Francesco durante l'incontro in Vaticano di telefonare a Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e a Biden, per «favorire il processo di pace» in Ucraina. E la proposta di includere il Pontefice e le autorità statunitensi nei colloqui è stata accolta positivamente da Mosca, come ha confermato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
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