Chiede una linea comune del governo, perché sa che l'instabilità non porta niente di buono alle imprese. Ma allo stesso tempo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia dedica gran parte dell'ultimo intervento al convegno caprese dei giovani imprenditori a criticare la manovra del governo. Troppi i fronti aperti per non concludere un mandato, peraltro caratterizzato da posizioni sempre concilianti e mai di contrapposizione con i vari governi, con una lista delle cose che non vanno e l'accusa all'esecutivo Conte di «cecità».
Il documento programmatico che prepara la strada alla legge di Bilancio già apre diversi fronti con le imprese. La tassa sulla plastica: «Avrà effetti rilevanti in termini di occupazione. Speriamo che si recuperi il buon senso», ha spiegato Boccia. Male anche la sugar tax che «incide sulla grande industria alimentare italiana. C'è una cecità che invece di penalizzare i comportamenti penalizza i prodotti: questo apre un precedente che prescinde dagli effetti sull'economia reale». Difesa di ufficio degli associati, si potrebbe pensare, ma la critica di Boccia si estende alla lotta all'evasione, tema che ha visto sempre Confindustria dalla parte del rigore. «Noi siamo contro l'evasione che è una concorrenza sleale ma occorre certezza nel diritto: le manette arrivano dopo le sentenze e non prima, non dobbiamo creare ulteriore ansia gratuita nel Paese».
Poi ci sono i nodi extra manovra che hanno portato questo governo, ma anche il precedente, in rotta di collisione con gli interessi delle aziende. Ad esempio l'Ilva, con il nodo dell'immunità per la nuova proprietà che il M5s vorrebbe eliminare. «Al governo chiediamo un grande atto di responsabilità perché se facciamo scappare gli investitori nel Paese, poi non chiediamo cosa e come ma dobbiamo chiederci perché gli investitori scappano dall'Italia». Il nodo è la «certezza del diritto, aiutare chi investe nel Paese. Se si continua a fare cose che prescindono dagli effetti dell'economia reale e si spaventano gli investitori non penso faremo alcun cambiamento anzi arretreremo in termini economici e sociali». Poi la vicenda Whirpool, con l'invito al governo a incontrare i nuovi investitori «senza preconcetti e senza pregiudizi».
Sulla conclusione del mandato di Boccia, insomma, pesa il rapporto con un esecutivo litigioso («Preferiremmo che questo governo, invece che dibattere a mezzo stampa, dibattesse al suo interno e definisse una linea comune di direzione del paese. Questo aiuterebbe la serenità del mondo dell'economia»), con una linea non favorevole a chi investe e lavora.
Tra i temi che continuano ad agitare la maggioranza, la stretta sulle partite Iva. Il governo non vuole solo rinunciare all'estensione della flat tax per i redditi fino a 100mila euro. Nella bozza ci sono delle restrizioni per i redditi da 30 fino a 65mila euro che sono state presentate come neutre, ma che alla fine si potrebbero tradurre in costi extra per i liberi professionisti. Il conto corrente per le attività professionali è tramontato di fronte all'evidenza che avrebbe comportato costi extra.
Ma fino a ieri era ancora valida l'introduzione del regime analitico per definire i redditi ai quali applicare l'aliquota agevolata al 15%. Un aggravio che potrebbe sfiorare i 500 euro all'anno per chi fattura fino a 50mila euro.
Sui social media negli ultimi giorni è montata la protesta dei professionisti, ma ora il governo sta studiando il modo di lasciare alle partite Iva la possibilità di optare per il regime forfettario. Un'altra rinuncia dovuta alle pressioni della maggioranza e altre coperture da trovare per il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.
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