Roma Parlare di intesa è ancora prematuro, ma si è fatto almeno un passettino avanti. Le frizioni dell'ultima settimana, con le dichiarazioni al veleno del presidente Giovanni Malagò, avevano portato quasi allo strappo definitivo con il Governo sulla riforma del Coni che toglierebbe la cassa dello sport al Comitato olimpico di casa nostra. L'incontro di ieri a Palazzo H tra Malagò, i sottosegretari con delega allo sport Giancarlo Giorgetti e quello con delega ai rapporti con il Parlamento Simone Valente, presenti anche il membro Cio Carraro e il vicepresidente vicario del Coni Chimenti, ha riportato il sereno.
«Abbiamo posto le condizioni per trovare dei compromessi sulla riforma, come è nella logica della politica, non verso il basso ma verso l'alto», così Giorgetti. «C'è un governo e un ente pubblico come il Coni vigilato dal ministero dell'Economia, quindi qui devono essere rispettati i ruoli. Il Coni deve decidere se garantire e consegnare allo Stato il bagaglio di esperienze o andare al muro contro muro dividendo atleti e Federazioni», ha aggiunto il sottosegretario con delega ai rapporti con il Parlamento Valente. «Accordi assolutamente no, ma un clima molto disteso, propositivo e collaborativo, sia nei toni che nella sostanza. Ci sono delle ipotesi su cui stiamo lavorando, discutiamo di contenuti non di soldi o di poltrone, spero che finisca bene per tutti», il commento soddisfatto di Malagò in partenza per Tokyo dove mercoledì 28 il progetto della candidatura Milano-Cortina per i Giochi 2026 verrà presentato al Cio con il sindaco di Milano Sala e il governatore veneto Zaia, testimonial di eccezione l'olimpionica dello short track Arianna Fontana.
E mentre le priorità del Governo restano la succitata riforma del Coni e la distribuzione dei diritti tv nel calcio, con la proposta (contestata dalla Lega di A) di destinare il 10 per cento in base all'utilizzo dei giovani italiani cresciuti nei vivai, sul tavolo di Palazzo Chigi è arrivato anche il progetto di aprire le porte del football nostrano all'azionariato popolare: la partecipazione dei sostenitori al capitale e/o all'amministrazione delle società. In pratica il club finirebbe in mano a un numero più alto di soggetti, soprattutto investitori cosiddetti «non istituzionali».
Giorgetti e Valente hanno ricevuto varie delegazioni di tifosi (ToroMio, MyRoma, Piccoli azionisti Milan, Leones Italianos dell'Athletic Club di Bilbao, Cosenza nel cuore, Unione club Granata) che hanno consegnato il testo del progetto. Il Governo studierà in futuro (non prossimo, per la verità) come replicare modelli già esistenti: il principale in Europa è quello del Barcellona, 223mila soci. L'azionariato popolare della squadra catalana non è solo un fenomeno di tifo, ma ha quasi una funzione rappresentativa di difesa dei valori catalani.
L'obiettivo delle associazioni italiane (MyRoma è stato il primo modello in A) è aprire la strada a una rivoluzione culturale di questo tipo anche nel nostro Paese. Lo strumento per arrivare a tale rivoluzione è far leva su incentivi fiscali e sportivi per chi deciderà di andare in questa direzione.
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