Coronavirus

Consegne in ritardo e nuovi tetti di età. Piano da riscrivere ma forse ci conviene

Le dosi attese per giugno sono un miraggio. Con Vaxzevria solo agli anziani si accelera

Consegne in ritardo e nuovi tetti di età. Piano da riscrivere  ma forse ci conviene

Quello vaccinale è un piano che va piano. Talmente piano che andrà riscritto, perché si basava su numeri di dosi disponibili che l'inaffidabilità di alcune multinazionali produttrici del siero, soprattutto AstraZeneca (anzi Vaxzevria), ha reso un libro dei sogni (postumi). Senza parlare del fatto che il siero anglo-svedese potrebbe essere riservato, come avvenuto in altri paesei eruoperi, soltanto agli «over 60». Tutto quello che avete sempre saputo sui vaccini in Italia non conta più. Il piano va riscritto. Vediamo come potrebbe andare in base ai dati che abbiamo a disposizione.

Prima di tutto vediamo la situazione attuale. Ieri alle 15,31, secondo il report disponibile sul sito del ministero della Salute, risultavano inoculate 10.949.510 dosi, l'85,6 per cento delle 12.790.080 distribuite alle 21 tra Regioni e Province autonome, con una percentuale di efficienza che va dal 93,7 per cento del Veneto al 78 della Calabria. Le persone già immunizzate, che cioè hanno ricevuto sia la prima sia la seconda dose sono 3.417.353. Delle dosi utilizzate, 6.505.211 (il 59,41 per cento) sono andate a donne, 4.231.982 (38,65) agli «over 80».

Numeri che registrano ritardi rispetto alle attese, a causa certamente di ritardi nell'organizzazione della complessa macchina delle vaccinazioni, ma soprattutto a causa dei ritardi nella consegna delle fiale da parte delle aziende che dovevano fornircele. Attualmente l'Italia ha ricevuto 8.709.480 dosi di Pfizer-BioNTech, 2.752.400 di AstraZeneca e 1.328.300 di Moderna. Numeri nettamente inferiori rispetto alle aspettative contenute nel piano vaccinale elaborato dal ministero della Salute, dal commissario straordinario per l'emergenza, dall'Iss, dall'Agenas e dall'Aifa e adottato con decreto del 12 marzo 2021, quindi tre settimane fa. Secondo quel documento, e in particolare nella tabella riassuntiva «approvvigionamento e distribuzione», a tutto il primo trimestre 2021 (e quindi a mercoledì scorso) l'Italia avrebbe dovuto disporre di 5,35 milioni di dosi di AstraZeneca, di 7,81 milioni di Pfizer-BioNTech, oltre a 6,64 milioni di dosi aggiuntive della società americana però distribuite su un lasso di tempo che arriva fino a giugno, e di 1,33 milioni di dosi di Moderna. In pratica se Pfizer-BioNTech ha di fatto mantenuto i suoi impegni, AstraZeneca ha consegnato il 51,45 per cento delle dosi promesse e Moderna il 62,15 per cento. In totale entro marzo dovevano essere consegnate 16,15 milioni di dosi, ne sono arrivate il 76,06 per cento. Poco più di tre su quattro.

Colpevolizzare le multinazionali di Big Pharma può servire da sfogo ma di certo non risolve il problema. Vediamo ora che cosa ci aspetta, partendo da questo mese di aprile che secondo il commissario Francesco Paolo Figliuolo dovrebbe essere «decisivo» dal momento che «si incrocia un consistente arrivo di vaccini con la verifica delle capacità dei vaccinatori e dei punti di vaccinazione».

Ad aprile Figliuolo conta di avere 8 milioni di dosi complessive, comprese le prime 400mila Johnson&Johnson che «valgono doppio» perché non hanno bisogno della seconda dose. Unite a 1.840.570 inutilizzate e in frigo, vorrebbe dire una media di poco più di 300mila punture al giorno. Se tutto andrà come Figliuolo ha previsto, a fine mese ci saranno circa 20 milioni di dosi inoculate e 7-8 milioni di persone completamente immunizzate. Nei mesi successivi immaginando davvero un ritmo di 500mila dosi iniettate ogni giorno, vorrebbe dire che a fine settembre, mese indicato da Figliuolo come target, avremo fatto altre 76.500.00 vaccinazioni, per un totale di 96.500.000, che tenendo conto dei J&J (per allora ne dovrebbero essere giunti 23,25 milioni), vorrebbe dire 60 milioni di persone immunizzate. Prospettive lontane. Pensando all'oggi, riservare le dosi Vaxzevria solo agli anziani alla fine potrebbe quasi convenirci: vorrebbe dire poter accelerare l'immunizzazione degli over 60 (poco meno di 18 milioni, ovvero quasi un terzo della popolazione) concentrando tutti gli sforzi su di loro e riservare ai più giovani gli altri vaccini. In fondo potrebbe essere meglio così che, come era accaduto all'inizio, vietare il siero anglo-svedese ai nonni.

Non tutti i vaccini vengono per nuocere.

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