Roma Pizzini «anti-cimici», scritti a mano e mostrati per evitare di parlare ad alta voce di temi scottanti. A vergarli era l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, a ritrovarli - in una discarica romana - sono stati invece gli investigatori che indagano sull'affaire Consip, il fascicolo della procura di Napoli affidato ai pm Henry John Woodcock e Celestina Carrano sulla presunta corruzione nella centrale acquisti della pubblica amministrazione, relativo a un appalto miliardario, e che vede tra gli indagati anche il ministro dello Sport Luca Lotti e il numero uno dei Carabinieri Tullio Del Sette (in una parte dell'indagine finita stralciata e trasmessa alla procura di Roma per competenza). Accusati, entrambi, di rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento perché avrebbero messo in guardia i vertici Consip dall'intrattenere rapporti con Romeo. A raccontare gli ulteriori dettagli di questa storia è il Fatto Quotidiano, che ricorda come l'imprenditore napoletano, stando al decreto di perquisizione degli uffici e della casa dell'imprenditore, quando incontrava interlocutori per parlare di affari e appalti, aveva «l'abitudine di abbassare il tono della voce e di scrivere di suo pugno su pezzetti di carta i nomi (iniziali) delle persone e dei destinatari delle tangenti, nonché l'importo e la causale», in questo modo «conferendo anche forma scritta alle transazioni illecite».
I pizzini, appunto. Che dopo gli incontri finivano tra i rifiuti. Tutti insieme, per il quotidiano, sarebbero «una sorta di diario delle tangenti di Romeo», e in qualche maniera gli investigatori sono riusciti a recuperarli in mezzo all'immondizia, stracciati e appallottolati, rimettendo i pezzi insieme e utilizzando gli appunti per confrontare quanto scritto con le registrazioni delle intercettazioni ambientali.
Le perquisizioni sono scattate dopo che, grazie a un trojan negli smartphone, gli investigatori hanno intercettato per mesi le conversazioni tra Romeo e l'ex parlamentare Italo Bocchino, «fluviali colloqui» nel corso dei quali i due avrebbero analizzato «le modalità con le quali hanno approcciato e gestito svariate gare d'appalto in tutta Italia (...) facendo nomi e cognomi dei soggetti della cosa pubblica con la quale hanno intrattenuto rapporti».DA
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