La Consulta boccia (a metà) i Cpr migranti. Il Viminale: "Il loro uso resta legittimo"

La Corte: vulnus alla libertà personale. E chiede una legge. Gli uffici del ministero al lavoro su una proposta definitiva

La Consulta boccia (a metà) i Cpr migranti. Il Viminale: "Il loro uso resta legittimo"
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Un colpo al Parlamento e una tempesta in un bicchier d'acqua. La Consulta boccia, a metà, i Centri di permanenza per i rimpatri e subito si scatena la bagarre politica. Il Viminale getta acqua sul fuoco specificando che la Corte non considera incostituzionali i Cpr (nella foto, una protesta al centro di via Corelli Milano). La destra attacca sostenendo che i giudici si sono svegliati dopo 45 anni. Chiesa pro migranti e sinistra chiedono la chiusura dei centri.

Ieri ha visto la luce l'attesa sentenza 96 depositata dalla Corte costituzionale presieduta da Giovanni Amoroso. La Consulta ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale relative al "trattenimento per il tempo strettamente necessario presso il Centro di permanenza temporanea e assistenza più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del ministro dell'interno". Però ha individuato un "vulnus" sulla disciplina del trattenimento dei migranti nei Cpr, che "non rispetta la riserva di legge in materia di libertà personale".

Tradotto in parole semplici si basa solo su regolamenti e non su una norma primaria. Per questo la Consulta sollecita il Parlamento e il governo ad approvare una vera e propria legge. Tutto è iniziato con un giudice di pace di Roma, che ha sollevato la questione della costituzionalità relativa alla convalida dei provvedimenti di trattenimento di stranieri in un Cpr. Il magistrato aveva evidenziato che il trattenimento si svolge secondo modalità e procedimenti non disciplinati da una norma di legge primaria. E lamentato una disparità di trattamento rispetto ai detenuti in carcere, che hanno precise garanzie.

Niente di incostituzionale, ha stabilito la Corte, ma ricade "sul legislatore il dovere ineludibile di introdurre una normativa compiuta () in un ambito particolarmente delicato, dove si intrecciano sicurezza pubblica, immigrazione e diritti umani. E ribadisce che "l'iniziativa per colmarla non può che venire dal Parlamento, in un quadro normativo che garantisca certezza del diritto e dignità delle persone".

Il ministero dell'Interno fa notare che "la pronuncia della Corte costituzionale mette in luce una carenza risalente nel tempo senza tuttavia mettere in discussione la legittimità dell'utilizzo dei Cpr per il rimpatrio dei migranti irregolari". Gli uffici del Viminale erano già impegnati nella redazione di una proposta di legge, che regoli i trattenimenti una volta per tutte.

Il deputato di Fratelli d'Italia, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, Riccardo De Corato, fa notare "che dopo 45 anni la Consulta ha criticato i Cpr dicendo che non rispettano la libertà personale".

Le radici dei centri risalgono agli anni Ottanta e la questione di legittimità costituzionale, comunque respinta dalla Corte, fa riferimento alle carenze risalenti fino dal Testo unico sull'immigrazione Turco-Napolitano del 1998, che aveva istituito i Cpr. I talebani dell'accoglienza cantano vittoria. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi dichiara che "la Corte Costituzionale conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: i Cpr sono luoghi di coercizione fisica, in cui non si rispetta la libertà personale né gli standard minimi dei diritti umani". E aggiunge, convinto dell'automatismo, che "i giudici di pace non dovrebbero fare finta di niente e sospendere le convalide di trattenimento nei Cpr".

Gian Carlo Perego, presidente della Commissione dei vescovi italiani, che si occupa di immigrazione, sostiene che "la Corte Costituzionale ha fatto emergere la disumanità nei Cpr attivi in Italia (9)". E lancia un siluro sul vero obiettivo: "E in quello, inutile, creato in Albania, che contrasta con alcuni articoli della Costituzione".

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